IL PROCESSO
TREVISO Una dirigente della società di revisione Pricewaterhouse Coopers, un membro effettivo del collegio sindacale, il capo del personale anche di istituti controllati, un capo area e un direttore di filiale. Al netto delle defezioni di chi non si è presentato o di chi ha comunicato la propria assenza giustificandone i motivi, la difesa di Vincenzo Consoli ha calato un po' di assi nel processo che vede l'ex amministratore delegato ed ex direttore generale di Veneto Banca imputato di aggiotaggio (già caduto in prescrizione il 26 ottobre scorso), falso in prospetto (si prescriverà il prossimo 25 dicembre) e ostacolo alla vigilanza bancaria (l'unico reato per il quale si dovrebbe arrivare a una sentenza di primo grado). L'obiettivo dell'avvocato Ermenegildo Costabile era quello di smontare l'ipotesi della Procura secondo cui dietro il crac dell'ex popolare di Montebelluna ci fosse soltanto la figura di Consoli, considerato il dominus, il manovratore, il cosiddetto one man bank. E tutti i testi hanno sottolineato di non aver «mai ricevuto alcuna pressione o ingerenza da parte di Consoli».
LA TESTIMONIANZA
«Il nostro referente principale era Stefano Bertolo. Sì, conosco Vincenzo Consoli, ma l'ho incontrato soltanto occasionalmente. Lavorando per lunghi periodi negli uffici di Veneto Banca capitava di vederlo nei corridoi, a pranzo nella mensa aziendale o a bere un caffè. Nelle riunioni operative incontravo di dirigenti: Stefano Bertolo (che all'epoca dei fatti era responsabile della direzione centrale amministrativa e dal 2014 dirigente preposto alla redazione dei libri contabili, ndr) o anche Massimo Lembo (che era responsabile della direzione centrale compliance, ndr) e Cataldo Piccarretta (che era direttore dell'area mercato Italia, ndr)». Parole di Laura Abeni, assunta nel 2005 dalla Pricewaterhouse Coopers (la cui responsabile, Alessandra Mingozzi, è imputata a Roma per falso in revisione e ostacolo alla vigilanza bancaria, ndr) e dal 2014 dirigente della stessa società di revisione che aveva effettuato i controlli sui bilanci di Veneto Banca. Incalzata dall'avvocato Costabile, la dirigente della Pwc ha ricostruito le prassi operative e il lavoro che deve svolgere una società di revisione (che tra l'altro ha gli incarichi di controllare i bilanci di istituti bancari come Banca Mediolanum, Bpm, Monte dei Paschi e Crédit Agricole) sottolineando come il suo operato sia andato avanti di pari passo con la collaborazione del collegio sindacale: «Facevamo incontri di condivisione delle risultanze reciproche». Aggiungendo però che, dopo l'ispezione di Bankitalia del novembre 2013 «non c'erano regole particolari dettate dalla vigilanza».
I CREDITI
Un altro punto su cui la difesa ha puntato molto è stata la concessione dei crediti di Veneto Banca, su cui si basa buona parte dell'accusa. Katia Visentin, dirigente dell'ex popolare di Montebelluna, ha riferito che ogni via libera a linee di credito o a mutui, in base agli importi, veniva sottoposto a una lunga serie di valutazioni dal basso, ovvero dalle filiali o dalle aree, prima di arrivare in direzione crediti. E che «non ho mai ricevuto intercessioni da parte di Consoli per essere più generosa nella concessione del credito». Parole identiche a quelle di Fabio Bortolini, ex direttore di Treviso di Veneto Banca: «Mai ricevuto pressioni per la concessione di un credito da parte dei superiori». Pressioni che invece avrebbe avuto Riccardo Miazzo, «ma quando Consoli se n'era già andato». Miazzo è stato capo del personale in Veneto Banca, in Carifac (Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana) e in BancApulia. «Mi occupavo delle assunzioni dai quadri direttivi a scendere. Il mio responsabile gerarchico è sempre stato Antonio Bortolan e ho sempre risposto a lui. Le procedure erano codificate, e da Consoli (che ho incontrato solo un paio di volte in momenti istituzionali) non ho mai avuto richieste specifiche di sanzioni disciplinari». Gli unici problemi li ha avuti in BancApulia, quando sono cambiati i vertici, «tant'è che ho chiesto di tornare a fare il commerciale». Si torna in aula lunedì prossimo.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TREVISO Una dirigente della società di revisione Pricewaterhouse Coopers, un membro effettivo del collegio sindacale, il capo del personale anche di istituti controllati, un capo area e un direttore di filiale. Al netto delle defezioni di chi non si è presentato o di chi ha comunicato la propria assenza giustificandone i motivi, la difesa di Vincenzo Consoli ha calato un po' di assi nel processo che vede l'ex amministratore delegato ed ex direttore generale di Veneto Banca imputato di aggiotaggio (già caduto in prescrizione il 26 ottobre scorso), falso in prospetto (si prescriverà il prossimo 25 dicembre) e ostacolo alla vigilanza bancaria (l'unico reato per il quale si dovrebbe arrivare a una sentenza di primo grado). L'obiettivo dell'avvocato Ermenegildo Costabile era quello di smontare l'ipotesi della Procura secondo cui dietro il crac dell'ex popolare di Montebelluna ci fosse soltanto la figura di Consoli, considerato il dominus, il manovratore, il cosiddetto one man bank. E tutti i testi hanno sottolineato di non aver «mai ricevuto alcuna pressione o ingerenza da parte di Consoli».
LA TESTIMONIANZA
«Il nostro referente principale era Stefano Bertolo. Sì, conosco Vincenzo Consoli, ma l'ho incontrato soltanto occasionalmente. Lavorando per lunghi periodi negli uffici di Veneto Banca capitava di vederlo nei corridoi, a pranzo nella mensa aziendale o a bere un caffè. Nelle riunioni operative incontravo di dirigenti: Stefano Bertolo (che all'epoca dei fatti era responsabile della direzione centrale amministrativa e dal 2014 dirigente preposto alla redazione dei libri contabili, ndr) o anche Massimo Lembo (che era responsabile della direzione centrale compliance, ndr) e Cataldo Piccarretta (che era direttore dell'area mercato Italia, ndr)». Parole di Laura Abeni, assunta nel 2005 dalla Pricewaterhouse Coopers (la cui responsabile, Alessandra Mingozzi, è imputata a Roma per falso in revisione e ostacolo alla vigilanza bancaria, ndr) e dal 2014 dirigente della stessa società di revisione che aveva effettuato i controlli sui bilanci di Veneto Banca. Incalzata dall'avvocato Costabile, la dirigente della Pwc ha ricostruito le prassi operative e il lavoro che deve svolgere una società di revisione (che tra l'altro ha gli incarichi di controllare i bilanci di istituti bancari come Banca Mediolanum, Bpm, Monte dei Paschi e Crédit Agricole) sottolineando come il suo operato sia andato avanti di pari passo con la collaborazione del collegio sindacale: «Facevamo incontri di condivisione delle risultanze reciproche». Aggiungendo però che, dopo l'ispezione di Bankitalia del novembre 2013 «non c'erano regole particolari dettate dalla vigilanza».
I CREDITI
Un altro punto su cui la difesa ha puntato molto è stata la concessione dei crediti di Veneto Banca, su cui si basa buona parte dell'accusa. Katia Visentin, dirigente dell'ex popolare di Montebelluna, ha riferito che ogni via libera a linee di credito o a mutui, in base agli importi, veniva sottoposto a una lunga serie di valutazioni dal basso, ovvero dalle filiali o dalle aree, prima di arrivare in direzione crediti. E che «non ho mai ricevuto intercessioni da parte di Consoli per essere più generosa nella concessione del credito». Parole identiche a quelle di Fabio Bortolini, ex direttore di Treviso di Veneto Banca: «Mai ricevuto pressioni per la concessione di un credito da parte dei superiori». Pressioni che invece avrebbe avuto Riccardo Miazzo, «ma quando Consoli se n'era già andato». Miazzo è stato capo del personale in Veneto Banca, in Carifac (Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana) e in BancApulia. «Mi occupavo delle assunzioni dai quadri direttivi a scendere. Il mio responsabile gerarchico è sempre stato Antonio Bortolan e ho sempre risposto a lui. Le procedure erano codificate, e da Consoli (che ho incontrato solo un paio di volte in momenti istituzionali) non ho mai avuto richieste specifiche di sanzioni disciplinari». Gli unici problemi li ha avuti in BancApulia, quando sono cambiati i vertici, «tant'è che ho chiesto di tornare a fare il commerciale». Si torna in aula lunedì prossimo.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA