IL PIANO
TREVISO Una ventina di medici laureati, non specializzati e con carichi

Mercoledì 19 Febbraio 2020
IL PIANO
TREVISO Una ventina di medici laureati, non specializzati e con carichi di lavoro dimezzati. Sono quelli che potrebbero entrare in servizio quest'anno per salvare gli ambulatori dei dottori di famiglia. I medici non specializzati potranno seguire fino a 650 cittadini ciascuno. Meno della metà rispetto ai dottori di base titolari, che possono contare anche più di 1.500 assistiti. Ma a quanto pare non c'è alternativa. È questa la nuova frontiera individuata dall'Usl della Marca per provare a far fronte all'ormai imminente pensionamento di 44 medici di famiglia sui 540 che operano in provincia. «Quest'anno andranno in pensione 44 medici di base conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria trevigiana considerando la media degli assistiti, significa che circa 44mila trevigiani dovranno cambiare dottore».
LE CARENZE
«Definiremo le zone carenti aggiunge in base a queste, procederemo con le sostituzioni inserendo nuovi medici di famiglia. Il punto è che non ce ne sono abbastanza. «Ad oggi possiamo prevedere che saranno una decina le zone del trevigiano ad avere problemi di copertura spiega il direttore qui potremmo procedere in diversi modi: per prima cosa si cercherà di rispondere alle zone carenti individuando medici specializzati in medicina generale, poi guarderemo ai medici che si stanno formando, che sono quindi specializzandi, e infine apriremo a quelli che sono laureati in Medicina ma che non seguono ancora la specializzazione. Sono questi ultimi che non potranno avere più di 650 assistiti». Alla luce di tale cifra, il calcolo è presto fatto: per coprire una decina di ambulatori che rischiano di restare vuoti, serviranno almeno una ventina di dottori laureati non specializzati. Ma sempre meglio procedere così piuttosto che rischiare di lasciare i cittadini senza un medico di famiglia di riferimento. Sarebbe impensabile.
LE ZONE
Le zone più a rischio sono quelle periferiche. A Treviso i problemi maggiori si registrano a San Giuseppe, San Zeno, Canizzano, Sant'Angelo e in parte a San Liberale. Discorso identico per Silea e San Biagio. A Ponzano c'è l'ex Utap. Ma tutti gli altri medici si sono trasferiti a Povegliano. E questo ha creato grosse difficoltà. Di seguito, ci sono problemi in particolare nelle zone di Asolo, Resana e Vidor. A livello organizzativo, dopo aver detto addio al progetto dei super-ambulatori dei medici di famiglia aperti 12 ore al giorno, di fatto non decollato, ora si punta alla creazione di micro-team misti composti da quattro dottori. Gruppi più piccoli, sì, ma con ogni singolo medico di base titolare chiamato a seguire più pazienti in un colpo solo, passando da 1.500 fino a 2mila assistiti. Ogni team dovrà avere un ambulatorio centrale di riferimento aperto 10 ore al giorno, con un dottore sempre pronto a rispondere alle emergenze e personale infermieristico pagato dall'Usl, per un bacino complessivo di 8mila cittadini. Questo, almeno, è ciò che si prevede sulla carta.
M.Fav
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci