IL DOLORE
PREGANZIOL Papà Franco ha gli occhi gonfi. Trattiene le lacrime per darsi forza, e trasmetterla da capofamiglia alla moglie Silvia, straziata dal dolore, e all'altro figlio, Andrea. Chiude dietro di sé la porta d'ingresso dell'appartamento al civico 112 di via Vittorio Veneto a Santrovaso di Preganziol perché dentro c'è Christian, il bambino di sei anni che Greta ha avuto quando ne aveva 18. «Adesso abbiamo un figlio da crescere - sussurra Franco - Davvero non so da dove cominciare». Il piccolo ancora non sa cos'è accaduto ieri in quell'incrocio maledetto a Santa Maria di Sala, e Franco, papà e nonno, fatica a rendersene conto. «È un momento terribile, non volevo che si prendesse la moto ma è sempre stato un suo desiderio, ed era felice di averlo realizzato». Il dolore è composto, nonostante lo squarcio che la scomparsa di Greta ha creato. Da medico rianimatore di casi simili ne ha visti tanti, così come la moglie Silvia, stessa missione e passione, a bordo delle ambulanze per cercare di salvare vite. «Ho sempre pensato a come potessero sentirsi le famiglie che perdono un loro caro in un incidente - sottolinea Franco - Adesso lo stiamo imparando. E fa male. Andremo avanti perché la vita va avanti, vedremo come». Greta mancherà, molto, ma sarà presente ogni volta che guarderanno Christian. «Dobbiamo pensare innanzitutto a lui, che è stato la gioia di Greta». La 24enne voleva seguire le orme dei genitori: operatrice sociosanitaria, lavorava per la Castel Monte. Per un periodo ha aiutato gli anziani alla Villa della Magnolie a Monastier, ma il suo scopo era lavorare nelle ambulanze. Aiutare gli altri faceva parte del suo dna, e voleva metterlo in pratica anche nella sua professione. Greta ha sempre abitato con i genitori, ma da tre mesi si era trasferita a Dosson di Casier dove stava mettendo su casa per lei e il figlio. «Aveva mollato la casa di riposo per inseguire il suo sogno - ricorda Franco - Siamo orgogliosi di lei». A piangerla anche il parroco di Santrovaso, don Daniele Bortoletto, assieme alle maestre della scuola materna che fino a giugno hanno avuto Christian come alunno. «Siamo sconvolte» dicono, ripensando a quando Greta, alcune volte, è andata a prendere il figlio all'asilo in ambulanza.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA PREGANZIOL Papà Franco ha gli occhi gonfi. Trattiene le lacrime per darsi forza, e trasmetterla da capofamiglia alla moglie Silvia, straziata dal dolore, e all'altro figlio, Andrea. Chiude dietro di sé la porta d'ingresso dell'appartamento al civico 112 di via Vittorio Veneto a Santrovaso di Preganziol perché dentro c'è Christian, il bambino di sei anni che Greta ha avuto quando ne aveva 18. «Adesso abbiamo un figlio da crescere - sussurra Franco - Davvero non so da dove cominciare». Il piccolo ancora non sa cos'è accaduto ieri in quell'incrocio maledetto a Santa Maria di Sala, e Franco, papà e nonno, fatica a rendersene conto. «È un momento terribile, non volevo che si prendesse la moto ma è sempre stato un suo desiderio, ed era felice di averlo realizzato». Il dolore è composto, nonostante lo squarcio che la scomparsa di Greta ha creato. Da medico rianimatore di casi simili ne ha visti tanti, così come la moglie Silvia, stessa missione e passione, a bordo delle ambulanze per cercare di salvare vite. «Ho sempre pensato a come potessero sentirsi le famiglie che perdono un loro caro in un incidente - sottolinea Franco - Adesso lo stiamo imparando. E fa male. Andremo avanti perché la vita va avanti, vedremo come». Greta mancherà, molto, ma sarà presente ogni volta che guarderanno Christian. «Dobbiamo pensare innanzitutto a lui, che è stato la gioia di Greta». La 24enne voleva seguire le orme dei genitori: operatrice sociosanitaria, lavorava per la Castel Monte. Per un periodo ha aiutato gli anziani alla Villa della Magnolie a Monastier, ma il suo scopo era lavorare nelle ambulanze. Aiutare gli altri faceva parte del suo dna, e voleva metterlo in pratica anche nella sua professione. Greta ha sempre abitato con i genitori, ma da tre mesi si era trasferita a Dosson di Casier dove stava mettendo su casa per lei e il figlio. «Aveva mollato la casa di riposo per inseguire il suo sogno - ricorda Franco - Siamo orgogliosi di lei». A piangerla anche il parroco di Santrovaso, don Daniele Bortoletto, assieme alle maestre della scuola materna che fino a giugno hanno avuto Christian come alunno. «Siamo sconvolte» dicono, ripensando a quando Greta, alcune volte, è andata a prendere il figlio all'asilo in ambulanza.
Giuliano Pavan
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