IL CASO
TREVISO «Adesso però qualcuno ci deve dire perché due

Lunedì 11 Novembre 2019
IL CASO
TREVISO «Adesso però qualcuno ci deve dire perché due banche sono state fatte fallire». Andrea Arman, avvocato e presidente del Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete Don Enrico Torta, va subito sul concreto. Metabolizzata la decisione del Tribunale di Treviso di archiviare, e quindi fare uscire definitivamente dal processo penale per il fallimento di Veneto Banca, le posizioni dell'ex presidente Flavio Trinca e altre 9 persone coinvolte a vario titolo (Stefano Bertolo, Flavio Marcolin, Pietro D'Aguì, Gianclaudio Giovannone, Mosè Fagiani, Massimo Lembo, Renato Merlo, Michele Stiz e Diego Xausa), mette le mani avanti: «Adesso i margini di movimento non sono molti, vedo molto difficile anche sostenere una causa civile. Non ci sono motivazioni sufficientemente forti». E poi pone la domanda che in tanti si stanno facendo: «Allora, cosa è successo? Se praticamente nessuno può essere perseguito penalmente, se nulla di così grave sembra essere accaduto, c'è qualcosa che non si spiega perchè comunque i soldi sono spariti, mezzo Veneto è andato in difficoltà e due banche sono fallite. Ho la massima stima della magistratura trevigiana, ha fatto tutto quello che poteva. Non muovo nessun appunto ai magistrati. L'interrogativo quindi non è tanto giuridico, quanto politico».
LO SCENARIO
Arman ha passato la domenica a raccogliere lo scoramento di tanti azionisti: «C'è delusione, amarezza - ammette - adesso discuteremo su cosa fare. Il processo penale serviva non tanto per condannare, quanto per individuare i colpevoli. Per questo ritengo molto complicato intentare una causa civile. In questo momento non vedo presupposti così solidi per sostenerla. Purtroppo, ripeto, non ci sono le condizioni necessarie».
IL FUTURO
Il Coordinamento però continuerà a battere almeno le strade secondarie. Arman conferma l'azione contro le società incaricate di tenere sotto controllo i conti di Veneto Banca che, secondo il Coordinamento, qualche responsabilità ce la devono per forza avere. E poi indica quale potrebbe essere l'azione forte da intraprendere, ma molto rischiosa e soprattutto costosa: «Si dovrebbe impugnare il Decreto 99, quello che di fatto ha regalato i due istituti bancari (Veneto Banca e Popolare di Vicenza ndr) a Banca Intesa che, al contrario, continua a macinare utili. Ma è una strada impegnativa e per cui sarebbero necessarie sostanziose finanze. Ma non possiamo chiedere agli azionisti di investire ancora». Chi invece non ha intenzione di mollare la presa è il Movimento 5 Stelle: Jacopo Berti, consigliere regionale, in merito alle archiviazioni è molto chiaro: «Io e gli altri portavoce veneti chiederemo immediatamente un incontro con il procuratore di Treviso per capire come sia possibile. Rimango scioccato non per sete di giustizialismo ma perché tutti noi, ed in particolare i soci azzerati, meritiamo di sapere la verità. Quei soldi non sono spariti da soli! Quelle persone qualcuno le ha truffate. Ora diteci: se non loro, chi? Ancora una volta in Italia la colpa non è di nessuno?».
Paolo Calia
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