IL BILANCIO
TREVISO L'impatto è più duro di quanto si poteva prevedere.

Lunedì 23 Novembre 2020
IL BILANCIO TREVISO L'impatto è più duro di quanto si poteva prevedere.
IL BILANCIO
TREVISO L'impatto è più duro di quanto si poteva prevedere. Il lockdown forzato della scorsa primavera sembrava aver mandato il Covid al tappeto, piegando la curva dei contagi prima di portarli praticamente a zero a inizio estate. Ma il virus era soltanto alle corde, si è rialzato, e la tanto temuta seconda ondata è arrivata ed è pure peggio della prima, zittendo chi si ostinava a sottovalutare la pandemia. Lo dicono i numeri, impietosi. Non deve trarre in inganno però quello complessivo dei contagi, cresciuto esponenzialmente di pari passo con la mole di tamponi effettuati: più controlli portano a scoprire più positivi, soprattutto asintomatici. Il vero confronto, per analizzare la violenza e l'incidenza del Covid tra la prima e la seconda ondata, va fatto tenendo conto delle vittime, dei pazienti in terapia intensiva e delle ospedalizzazioni. Il picco dei ricoveri si era toccato il 31 marzo con 398 persone in area non critica, oggi sono 448. Il giorno più nero per quanto riguardava le vittime in 24 ore era stato toccato il 16 aprile: 17 morti. Soltanto quattro giorni fa, il 19 novembre, la provincia di Treviso ne ha registrati 16. Va un po' meglio sul fronte dei malati costretti a cure intensive: oggi sono 34, il massimo si era toccato l'1 aprile con 53. Ma non siamo ancora in fase discendente.
L'ANALISI
Ieri in provincia di Treviso è stata superata la soglia dei 24mila contagi da inizio pandemia, per la precisione 24.099. Altri 450 in più rispetto a sabato. E ben più del triplo se confrontati con i 115 del 22 marzo, giorno del maggior numero di nuovi positivi riscontati in 24 ore. Divario che però va contestualizzato: durante la prima ondata si viaggiava a una media di poco inferiore ai mille tamponi al giorno, ora invece si è stabilmente sopra i 5mila e si sta puntando ad arrivare a 6mila test quotidiani. Uno sforzo teso a isolare il maggior numero di asintomatici che, loro malgrado, sono responsabili secondo il Cts nazionale di circa la metà dei contagi. Dato che si accompagna, per capirci, con la tendenza al rialzo continuo dei casi di positività. Il 17 aprile erano 1.577 i trevigiani che combattevano contro il virus, oggi sono 12.938. Otto volte tanto. Tra la prima e la seconda ondata sono raddoppiati anche gli isolamenti domiciliari: si è passati dai 4.398 del 31 marzo agli 8.825 di ieri. Confronti che rendono l'idea di come la lotta non sia per nulla finita. E che il nemico fa ancora paura. Dall'Usl 2, nella persona del direttore generale Francesco Benazzi, l'appello a rispettare le norme anti contagio (distanziamento sociale, mascherine e igienizzazione) è lo stesso da mesi. Con l'aggiunta che il picco, adesso, non è ancora arrivato.
IL CONFRONTO
I dati giornalieri, in realtà, servono per le statistiche. E per elaborare i piani più efficaci per contenere la diffusione del Covid. Allargando lo spettro, proprio per sottolineare che la seconda ondata non è affatto più blanda della prima, anzi è proprio il contrario, basta osservare le differenze del periodo. Ossia i primi cinque mesi della pandemia con i tre e mezzo successivi. Il 31 luglio scorso a Treviso si contavano zero nuovi contagi, con un totale di casi fermo a 2.920. I positivi erano 261, e c'era soltanto un ricoverato in area non critica. Le terapie intensive erano vuote, i morti erano 330. Da quel giorno la curva ha ricominciato a salire. In tre mesi è mezzo si sono contagiate più di 21mila persone e i ricoveri sono saliti di 497 unità. Treviso ha dovuto contare altre 168 vittime, una media di due ogni tre giorni.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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