I PROVVEDIMENTI
TREVISO Tre dei dieci facinorosi, i cosiddetti capipopolo che

Sabato 8 Agosto 2020
I PROVVEDIMENTI TREVISO Tre dei dieci facinorosi, i cosiddetti capipopolo che
I PROVVEDIMENTI
TREVISO Tre dei dieci facinorosi, i cosiddetti capipopolo che non perdono mai l'occasione per alimentare tensioni e hanno un indiscutibile ascendente su tanti ragazzi ospitati nell'ex caserma Serena, sono già stati allontanati. La Prefettura ha trovato il modo per spedirli in altre strutture in attesa di avere l'appiglio giusto per revocare lo status di accoglienza e ottenere il permesso di espellerli. Ne restano altri sette da sistemare, che in questi giorni sono però tenuto sotto particolare osservazione. Per il resto la situazione nell'ex caserma non è destinata a cambiare di molto. I 244 risultati positivi al tampone non verranno spostati: l'Usl non ha altri posti a disposizione e il prefetto chiarisce che in uno stato di diritto non si può prendere e spostare da un posto all'altro qualcuno senza una motivazione più che valida.
TENSIONE
In mezzo al turbinio di polemiche i ragazzi chiusi all'interno, almeno la maggior parte di loro, attendono con pazienza che qualcosa accada: «Non ce la facciamo più, vogliamo uscire», dicono dalle finestre a chi passa vicino alle mura dell'ex caserma. Non sono farsi dettate dalla rabbia, ma dall'esasperazione. E anche dalla paura: «Perché è capitato questo? Dovevano farci più controlli, non dovevamo finire così», si sfogano. La rabbia è per la libertà perduta, almeno fino a quando i tamponi non risulteranno negativi, e per molti anche per il lavoro lasciato e che forse, quando tutto questo sarà finito, non troveranno più. E saranno costretti a ricominciare tutto da capo.
LA PAURA
Intanto il sindaco Mario Conte non molla la presa e punta su ministero e Nova Facility. Ma non risparmia nulla nemmeno al Pd, definendo sciacalli chi ieri pomeriggio è andato davanti alle Serena per una conferenza stampa. «Quella caserma è una bomba sanitaria. Una situazione che non vogliamo accettare anche se dobbiamo gestirla. Ma ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. Qui c'è una struttura del ministero appaltata a una cooperativa e dove il Comune non può entrare. Chi doveva fare i controlli e garantire la sicurezza sarà chiamato a rispondere di quanto sta accadendo. Ho passato tutto all'avvocatura civica. Abbiamo l'obbligo di mettere in sicurezza la nostra comunità». Il sindaco mette poi nel mirino la Nova Facility: «È evidente che la cooperativa che fino a oggi ha gestito non è più in grado di farlo. Se sono cambiate le condizioni dell'appalto perché è subentrato il Covid, dovrebbero sinceramente dire se sono in grado o meno di continuare. E lo devono dire al prefetto. Così come se ci sono situazioni di ospiti che istigano alla violenza. Non c'è alcuno scarica-barile: si va dalla società, al prefetto, al ministero. Questo è il cerchio entro cui trovare la soluzione. Di conseguenza quella struttura va presa per mano chiusa».
L'ACCUSA
Il sindaco poi rincara la dose: «Dobbiamo darci una mano per uscire dall'emergenza sanitaria. Ma questa è l'ennesima conferma di un progetto migratorio fallimentare. Ci tengo a sottolineare che la caserma Serena è stata riempita dall'allora governo Renzi col ministro Alfano; che aveva raggiunto numeri superiori alle ottocento unità e che il ministro Salvini aveva iniziato un, seppur lento, processo di svuotamento al punto che eravamo passati da 800 a 270». Poi la stoccata: «A chi parla di accoglienza diffusa ricordo che dieci amministrazioni comunali, tra cui quella dell'allora sindaco Manildo e tutte targate Pd, non sono state in grado in due anni di procurare 50 posti letto». «Oggi c'è un'emergenza sanitaria: ci sono 244 positivi e non è escluso che si arrivi alla totalità. E il Ministero è assente. Il ministro Lamorgese non si è mai fatta sentire, nemmeno quando sono stati sequestrati degli operatori sanitari. Così come non si è mai fatto sentire nessun esponente del Pd, anche se poi vanno a fare conferenze stampa davanti all'ex caserma, tipico atteggiamento da sciacalli».
P. Cal.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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