Emergenza cinghiali sul Montello

Martedì 4 Giugno 2019
Emergenza cinghiali sul Montello
VOLPAGO
Sei cuccioli e 4 cinghiali adulti. In fila indiana, con calma incredibile, guardandosi attorno e controllando bene a destra e a sinistra, hanno attraversato la Dorsale. Attirati dalla luce dell'auto a due passi, hanno per un attimo interrotto il cammino, proseguendo verso sud, fino a entrare nel bosco. Erano le 25.50 di sabato. In un'area, nel Comune di Volpago, vicina alla Chiesa di Santa Maria della Vittoria. A immortalare gli animali, in un video che suscita sentimenti contrapposti, è stato Davide Cigana che, anche se ora abita a Montebelluna, è Montelliano nel Dna. Il filmato, pubblicato sul web, ha suscitato disparati commenti. C'è chi si fa prendere dalla tenerezza, chi dalla paura, chi pensa al fatto che quei teneri cinghiali sono un rischio enorme per le colture del Montello. E lo stesso Cigana afferma: «Il primo impatto è stato sorprendente. Son bellissimi e idealmente dispiace che ci voglia l'abbattimento. Quando però rifletti è impossibile non rendersi conto che c'è un problema».
IL DISASTRO
A parlare dell'impatto dei cinghiali è Thomas Marini, titolare della fattoria Montel, sulla sommità della presa 12 (o 10 nuova), con accesso da via XVIII giugno. Lo fa con la passione e la preparazione tecnica della nuova generazione di agricoltori del Montello. «I cinghiali prendono di mira prati e colture di patate -dice-. Entrano nei campi, non le mangiano ma le tolgono con naso. Distruggono i campi di mais. Gli ultimi agricoltori che seminavano mais hanno smesso per la presenza del cinghiali, che facevano tabula rasa per mangiarsi le pannocchie. Ma non va meglio ai prati in autunno: gli animali arano i campi per trovare piccoli tuberi bianchi. . L'anno dopo si incontrano difficoltà negli sfalci e non c'è erba di qualità». Poi racconta un altro particolare. «La situazione sta sfuggendo di mano perché, diversamente dal cinghiale comune, quello del Montello è incrociato con il maiale domestico». Le femmine hanno stazze più grandi, di circa 90 chili e fanno nidiate molto pià numerose, fino a 10/12 cuccioli.
UNA CALAMITÀ
Di conseguenza i numeri relativi alla loro presenza diventano assurdi; «L'animale è in eradicazione, da eliminare, dato che non si riesce a controllare la popolazione». L'azienda, che alleva capre e produce formaggi di capra, ha da poco rinunciato a produrre patate. «Ne avevamo per 2mila metri, ma le hanno distrutte».E il caso relativo ai cinghiali sembra essere, per gli operatori, il problema numero uno. Il neonato gruppo di coltivatori e operatori forestali della zona montelliana, che ha in Thomas Marini il presidente, ha individuato come primo problema da affrontare proprio quello della presenza dei cinghiali. «Dopo di loro -prosegue Marini- sono arrivati anche i cervi, che sono distruttori di ecosistema, provocando la sparizione dei caprioli. Ora, per completare il quadro, manca solamente il lupo». Per quanto riguarda invece l'attività del gruppo degli operatori, «Si è costituito in connessione con la stesura dell'aggiornamento al piano d'area. Non vogliamo -dice Marini- che le decisioni sul Montello vengano prese da altri ed è per questo che abbiamo deciso di costituire il gruppo. Si tratta di una realtà intercomunale. Al momento siamo il 25, ma abbiamo dato tempo agli operatori fino al 16 giugno per aderire».
Laura Bon
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