«Così abbiamo salvato tutti gli strumenti della Fenice»

Venerdì 15 Novembre 2019
«Così abbiamo salvato tutti gli strumenti della Fenice»
IL DIRETTORE
TREVISO «Hanno forzato gli armadietti, uno ad uno. E hanno salvato, completamente al buio e con le gambe immerse nell'acqua, tutti gli strumenti del Teatro. Questo credo sia davvero amore». Andrea Erri è il direttore generale del Gran Teatro La Fenice. Trevigiano, da vent'anni docente a Ca' Foscari e manager di importanti istituzioni, è arrivato nel 2017 alla Fondazione La Fenice. Ogni giorno, perciò, dalla Marca attraversa la provincia, oltrepassa Mestre e percorre la lunga lingua di terra che attraversa la Laguna e porta a Venezia. La sera dell'Aqua Granda era sul treno in direzione opposta, partito insieme a molti altri dipendenti del teatro poco prima che suonassero le sirene. Nessuno immaginava la nottata di passione che stava per abbattersi sulla città. Quando ha avuto contezza del disastro, Erri ha chiesto di rientrare subito in teatro. Ma la sicurezza ha pregato tutti di attendere, per non complicare ulteriormente, con un gesto di entusiasmo e generosità, le cose. In teatro c'erano infatti già abbastanza problemi. Il mattino dopo però Andrea Erri era al suo posto, in una Fenice al buio e in black-out. «Nessuno ha dormito-conferma- meno di tutti il maestro Ortombina e il direttore del personale. Loro sono ritornati in teatro e con la pila e gli stivali sono subito scesi dove vengono riposti gli strumenti musicali. L'imperativo era quello di mettere al riparo tutto. Non perchè l'acqua potesse sommergerli (gli armadietti sono a tenuta stagna), ma perchè l'umidità ne potesse compromettere la funzionalità. E, con l'aiuto del personale, ce l'hanno fatta lavorando fino alle 4 del mattino». Erri racconta il viaggio di arrivo a Venezia il mattino dopo l'Aqua Granda. «Un'atmosfera da the day after, silenzio spettrale a Santa Lucia e nelle calli. L'acqua aveva iniziato a ritirarsi. E ritirandosi mostrava i primi danni consistenti prodotti sulle banchine e nelle piazze: piante sradicate, muri divelti». Poi l'arrivo in teatro, l'incontro con il Sovrintendente, gli architetti e gli operai. «Purtroppo l'acqua ha superato la paratia e a quel punto, per 4 centimetri, il Teatro ha dovuto staccare impianti di illuminazione, riscaldamento e movimentazione scenica oltre che l'antincendio. E' rimasto al buio e senza riscaldamento». Come sempre però nelle situazioni di grande emergenza, il valore aggiunto di questa grande fabbrica dello spettacolo dal vivo sono le persone. «Il mercoledì 14 novembre, dopo tutto ciò che era successo, avevamo ovviamente esentato i lavoratori dal presentarsi. Ma loro sono venuti lo stesso, e ognuno si è dato da fare per dare un aiuto a sgomberare. La nostra vera risorsa è questa energia, questa generosità che non guarda proprio al cartellino». Erri spiega anche come sia difficile, per chi non abita e vive la città, capire l'impatto di un fenomeno di questo tipo. «Siccome non fa rumore, siccome poi si ritira, tutti pensano a un fenomeno non così invasivo. Ma i danni purtroppo questa volta sono moltissimi». Ora, conferma il direttore generale, tutte le energie sono indirizzate a salvare la prima di stagione, in cartellone domenica 24 novembre. «E proprio mercoledì dovevamo essere al caffè Florian per presentare il Don Carlo. La prima prova, in agenda per ieri, è saltata per forza di cose. Ma noi non molliamo: vogliamo farcela a tutti i costi». E questa mattina le prove dell'orchestra traslocano al teatro comunale di Treviso.
Elena Filini
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