Conto salato per Rapicavoli: 200mila euro

Martedì 21 Maggio 2019
Conto salato per Rapicavoli: 200mila euro
LA SENTENZA
TREVISO Diventa definitivo il conto a carico di Carlo Rapicavoli e Carlo Giovanni Moretto per la gestione di due discariche a Paese, ritenuta non sufficientemente incisiva rispetto alle inadempienze delle aziende responsabili. Con una sentenza depositata nei giorni scorsi, la Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi dell'attuale direttore generale della Provincia e dell'allora funzionario dell'ente contro la condanna emessa dalla Corte dei Conti. Nelle loro rispettive qualità di dirigente del settore Territorio e responsabile del procedimento, ruoli rivestiti all'epoca dei fatti e cioè una quindicina di anni fa, i due dipendenti pubblici dovranno rifondere allo stesso Sant'Artemio l'uno 202.547,80 e l'altro 109.064,20 euro.
LA VICENDA
Esaminata dai magistrati contabili in primo grado a Venezia e in secondo a Roma, la vicenda riguarda due siti di stoccaggio di rifiuti, la cava Tiretta (speciali) e la Campagnole di via Vecelli (inerti), entrambi affidati alla Finadria, poi divenuta Sev. Nel primo caso a Rapicavoli e Moretto era stata contestato, di fronte a una situazione di inquinamento ambientale dovuto alle infiltrazioni di percolato, di non aver tempestivamente incassato le somme oggetto di una polizza fideiussoria rilasciata dalla società San Remo, successivamente fallita, nonché di aver accettato che quella garanzia venisse prestata da un soggetto che non era né un istituto di credito né una compagnia di assicurazione. Nel secondo caso i due imputati erano stati accusati dalla Procura contabile di ritardi, sia nella permanenza degli scarti dopo la sospensione dell'autorizzazione all'esercizio, sia nell'escussione della fideiussione emessa dalla stessa società San Remo.
LE IMPUGNAZIONI
La condanna di appello, pronunciata nel 2017, era stata impugnata. In particolare Rapicavoli, che ora è anche direttore veneto di Anci e Upi, aveva rimarcato di aver correttamente azionato lo strumento della fideiussione a salvaguardia del pubblico interesse e aveva respinto la contestazione di inerzia, in quanto si era attivato con «numerosi interventi» per «riportare alla normalità ambientale la situazione nelle due discariche». Allo stesso modo Moretto, che adesso lavora all'Arpav, aveva affermato che il loro comportamento non poteva essere tacciato di negligenza, in quanto entrambi avevano agito «in modo avveduto e solerte», mentre le accuse si sarebbero basate non su un danno obiettivo bensì su calcoli legati a ipotesi future.
LE MOTIVAZIONI
Argomentazioni su cui la Cassazione, però, non è sostanzialmente entrata, ritenendole una «sollecitazione ad un inammissibile riesame della valutazione di merito compiuta dalla Corte dei conti». Gli ermellini hanno infatti evidenziato che «il ricorso per cassazione contro le decisioni della Corte dei conti è consentito soltanto per motivi inerenti alla giurisdizione», ma in questo caso la sentenza impugnata «non ha invaso in alcun modo la discrezionalità dell'amministrazione».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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