Canova vuoto e turisti a picco lo scalo rischia un lungo stop

Venerdì 6 Marzo 2020
Canova vuoto e turisti a picco lo scalo rischia un lungo stop
I TRASPORTI
TREVISO L'emergenza coronavirus svuota l'aeroporto di Treviso. Ieri il Canova era praticamente deserto. Il numero di passeggeri è in picchiata. Solo nel mese di gennaio ne sono stati persi in media più di mille al giorno: dai 259.666 dell'anno scorso a 227.982. E i bilanci di febbraio e marzo, quando il focolaio è esploso anche a Treviso, si annunciano ancora più pesanti. Tanto più dopo che Ryanair, compagnia che opera la grande maggioranza dei voli del Canova, ha annunciato un taglio fino al 25% su scala nazionale dei propri voli a corto raggio dal 17 marzo all'8 aprile. Nei giorni scorsi era addirittura circolata la voce di una chiusura temporanea dello scalo trevigiano. A riguardo non ci sono conferme ufficiali.
IL PIANO
Invece si prospetta la cassa integrazione per i lavoratori. Save - AerTre, società che gestisce l'aeroporto, ha messo in atto un piano per ridurre l'impatto economico e occupazionale dell'emergenza sanitaria attraverso l'istituzione di una task force che sta rivedendo tutte le voci di spesa. I dipendenti si sono visti recapitare una lettera che illustra il progetto: compatibilmente con la necessità di garantire la continuità operativa, si tratta di azzerare il lavoro straordinario, ridurre temporaneamente l'orario da full time a part time per le persone che lo richiederanno, utilizzare ferie e permessi e studiare possibili soluzioni per ridurre l'impatto occupazionale, compresa appunto l'attivazione degli ammortizzatori sociali. Proprio oggi ci sarà un nuovo incontro tra la società e i sindacati. Si partirà da qui.
GLI ALTRI SETTORI
La crisi del Canova, poi, coinvolge anche tutto l'indotto. A partire dai taxi e dalle società di noleggio auto con conducente. «L'attività è improvvisamente calata del 90% spiega Mauro Favaro, titolare della Canova Services snc, azienda con sede a Monastier e attiva con 12 mezzi fra Treviso, Venezia, le spiagge e le Dolomiti nell'ultimo fine settimana sono stati cancellati tutti i servizi transfer che erano stati prenotati verso le mete di montagna. Tutti. Si prova a tener duro. Ma qui non si parla di un calo delle attività legate al turismo, ma praticamente di un azzeramento». La sensazione, purtroppo, è che non durerà poco. La Canova Services lavora a stretto contatto con le agenzie di viaggio. E hanno già iniziato a fioccare le disdette pure per l'estate. «Molti statunitensi e inglesi, in particolare, hanno cancellato le loro prenotazioni. Calano pure quelle per il mare da qui a giugno rivela Favaro io sono ottimista per natura. Non facciamo piagnistei. Certo, però, molto dipenderà da quanto a lungo si trascinerà questa situazione».
L'APPELLO
In tale contesto, quando possibile, si guarda agli ammortizzatori sociali. «Scongiuriamo il collasso con ogni misura disponibile è l'appello lanciato da Alberto Irone, segretario generale della Filcams Cgil di Treviso non possiamo minimamente pensare neppure per un istante che si vada verso un drastico, quanto mai drammatico, ridimensionamento dell'aeroporto Canova o addirittura alla chiusura, che va scongiurata con ogni mezzo. A seguito delle moltitudine di disdette delle prenotazioni nelle strutture recettive della Marca, in questi giorni fioccano a decine le richieste di accesso agli ammortizzatori sociali da parte delle imprese del settore turistico» L'orizzonte è appunto quello della cassa integrazione. Parallelamente, inoltre, il sindacato chiede anche l'apertura di un tavolo per sottoscrivere un accordo con le aziende sull'utilizzo dello smart working, ovviamente dove esistono le condizioni per poter lavorare a distanza. «Solamente attraverso l'utilizzo degli ammortizzatori sociali possiamo mettere a riparo i lavoratori del settore turistico conclude Irone ma la preoccupazione va, oltre alle tenuta complessiva del sistema dopo questo contraccolpo proprio nell'anno dell'assegnazione a patrimonio Unesco delle colline del Prosecco, a scelte unilaterali e arbitrarie da parte delle aziende che guardano direttamente al licenziamento del personale. L'emergenza coronavirus non può diventare una speculazione per procedere a brutali espulsioni dal mercato del lavoro».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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