Si perdono aziende in ogni settore Il reddito medio sotto i 19mila euro

Venerdì 8 Novembre 2019
Si perdono aziende in ogni settore Il reddito medio sotto i 19mila euro
IL QUADRO
ROVIGO Perché la Zes? Perché sono le statistiche ad attestare il forte ritardo che il Polesine sta accumulando rispetto alla ripartenza della locomotiva Nordest, quasi a tratteggiare la provincia di Rovigo come il Sud del Nord. È proprio con i dati alla mano che giovedì la delegazione dei 13 amministratori polesani, sui 16 interessati dal progetto elaborato da Confindustria Venezia e Rovigo, si è presentato a Roma per far sentire ancora una volta la propria voce su un tema che potrebbe voler dire la rinascita di una terra che in questo momento, a livello di indicatori, registra molti meno e pochissimi più.
IL CALO DEMOGRAFICO
Il primo e più evidente è quello legato alla popolazione, che registra un calo preoccupante. Il Polesine, infatti, si sta spopolando a una velocità preoccupante. Confrontando il dato del 1981 a quello di oggi, si raggiungono quasi quota 19mila residenti in meno. Praticamente la popolazione di Adria. Eppure nel mezzo c'è stata anche una ripresa: «Al primo gennaio 2019 - si legge nella relazione dell'Ufficio statistica della Provincia consegnato a Roma - la popolazione residente nella provincia di Rovigo ammonta complessivamente a 234.864 unità, inferiore di 7.485 unità rispetto al censimento del 2011. Dal 2001, le risultanze anagrafiche evidenziano una crescita media annua dello 0,2% fino al 2010. Tra il 2011 e il 2019 si calcola un tasso di variazione medio annuo negativo del meno 0,4%, benché il calo inizi dal 2014. Dal 2014 il tasso di natalità è sempre rimasto inferiore al 7 per mille, mentre quello di mortalità ha superato il valore medio raggiungendo nel 2017 il 13 per mille».
Nel 2018 il saldo naturale, la differenza fra nati e morti è stato pari a meno 1.767. Il calo è stato anche meno drastico per l'aumento della componente degli stranieri, pari oggi al 7,9% del totale. Con tanti, tantissimi che hanno fatto le valige. Fra 2014 e 2017 anche il saldo migratorio è stato negativo, di ben meno 1.644. E la ripresa del 2018 che porta il tasso di iscrizioni di nuovi residenti al più 3,3% è lontana anni luce dal più 16% del resto del Veneto.
Oltre alla quantità di residenti, quello che balza agli occhi è la loro età. Il punto è che ci sono sempre meno giovani, sia per il crollo della natalità, sia perché molti, appunto, se ne vanno. Gli ultrasessantacinquenni sono passati da poco più di un quinto del totale a oltre un quinto. E l'indice di vecchiaia, il rapporto fra la popolazione over 65 e quella con meno di 14 anni è passato da 195 a 234,6, con tutto quello che ne consegue.
LA CRISI DEL LAVORO
Fra 2016 e 2017, con una sostanziale parità del numero di contribuenti, differente di appena due unità, il reddito medio è crollato dai già non alti 19.127 euro pro-capite a 18.771. Fra 2016 e 2018 le imprese attive nell'agricoltura sono calate del 3% e gli addetti del 2,8%, quelle dell'industria del 3,3% e gli addetti del 1,2%, quelle del commercio del 2,4% e gli addetti dello 0,8%, quelle delle costruzioni addirittura del 5% e gli addetti del 4,1%. In leggera crescita solo i servizi. Il quadro del comparto dell'artigianato è ancora più nero, con un calo complessivo del 4,7% e del 3,2% per gli addetti. Un tessuto socio-economico che mostra tutta la propria fragilità.
F.Cam.
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