SCULTURA
PADOVA Chi sia sarà la fede a dirlo. La scienza ha consentito a

Mercoledì 21 Marzo 2018
SCULTURA
PADOVA Chi sia sarà la fede a dirlo. La scienza ha consentito a mani d'artista di ricostruire il corpo dell'uomo avvolto nella Sacra Sindone. La scultura tridimensionale a grandezza naturale, frutto di due anni di lavoro, è stata presentata ieri in Archivio Antico a Palazzo del Bo: il modello da una parte conferma la notevole rigidità cadaverica finora ipotizzata per la persona riposta nella reliquia più importante della Cristianità, dall'altra presenta interessanti novità come l'assenza di corruzione per il cadavere e la fuoriuscita del chiodo, non nel polso sinistro, ma nello spazio compreso tra ossa metacarpali. Per giungere alla scultura è stato confezionato dapprima un modello in plastilina, corrispondente a un uomo alto un metro e ottanta centimetri, da cui è stato prodotto un calco in gesso, composto a tasselli per non perdere dettagli, e dal calco sono stati poi ricavati più modelli in gesso per evitare ritiri significativi. Sulla superficie dell'uomo è stata infine riportata, per incisione, la mappatura delle piaghe. Il risultato, ottenuto da un gruppo scientifico dell'Università e dell'Ospedale di Padova, coordinato dal professor Giulio Fanti, docente di Misure meccaniche e termiche del Dipartimento di Ingegneria industriale, è stato pubblicato lo scorso gennaio sulla rivista internazionale open access Peertechz Journal of Forensic Science and Technology che ha visto come autori, oltre a Fanti, lo scultore Sergio Rodella, Matteo Bevilacqua, Gianmaria e Stefano Concheri. «Siamo partiti dalla doppia immagine corporea, frontale e dorsale che c'è sulla Sindone, che presenta - spiega il professor Fanti - dei chiaro-scuri correlabili all'ipotetica distanza corpo-lenzuolo. Da questa informazione abbiamo cercato di ricostruire effettivamente il corpo dell'uomo, basandoci sulle informazioni della Sindone: dopo numerosi tentativi, abbiamo rimodellato più volte la statua per ottenere la massima compatibilità tra il corpo e il lenzuolo. Dal punto di vista operativo viene confermata la notevole rigidità cadaverica, coerente con la crocifissione, quindi abbiamo ricavato ulteriori indizi nel riconoscimento di quest'uomo in Gesù Cristo, inoltre sono emersi diversi dettagli medici che fanno capire quali torture ha subito. Quando ho visto l'opera finita, io Gesù l'ho riconosciuto». L'uomo della Sindone, tornato ieri sera nel laboratorio dell'artista Rodella insieme ad altre copie più piccole, da venerdì prossimo fino alla domenica di Pasqua rimarrà esposto nel Duomo di Montagnana, poi con ogni probabilità diventerà itinerante. «Normalmente uno scultore produce il suo lavoro copiando un soggetto reale, magari aggiungendo qualche interpretazione artistica soggettiva, oppure producendo un'opera d'arte basata sull'ispirazione. Stavolta invece l'approccio inverso: il nostro obiettivo afferma Rodella è stato quello di produrre rigorosamente un modello tridimensionale, partendo solo dalle informazioni ottenibili da un lenzuolo bidimensionale che riproduce la doppia immagine di quell'uomo, e dall'informazione relativa alla normale morfologia del corpo umano. L'informazione tridimensionale correlata all'intensità del colore dell'immagine corporea è stata invece utilizzata per identificare le aree di prossimità tra il lino e il corpo, e quindi la postura dell'uomo. Spero ora di poterne fare la copia in marmo, che sarà definitiva, più curata. Il dato incontrovertibile è che il lenzuolo ha avvolto un corpo vero». La Sindone, icona di un Dio nascosto e icona di un uomo sofferente: «L'immagine che il lenzuolo ci restituisce - chiosa don Roberto Ravazzolo della Diocesi di Padova - è di un morto ma il sangue ci parla di un vivo che ha avuto passione e che continua a suscitare vita in chi si ferma a contemplarlo».
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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