LE REAZIONI
MARGHERA Il passaparola inizia alle 7 del mattino quando, passando

Mercoledì 21 Ottobre 2020
LE REAZIONI MARGHERA Il passaparola inizia alle 7 del mattino quando, passando
LE REAZIONI
MARGHERA Il passaparola inizia alle 7 del mattino quando, passando da via Fratelli Bandiera per recarsi al lavoro, un amico di Michele Valentini e degli altri senatori del Rivolta in possesso delle chiavi della struttura, li avverte telefonicamente della presenza delle camionette blindate e di decine di agenti schierati davanti all'ingresso del centro sociale di Marghera. Da questo momento parte un frenetico tam tam via Instagram, Facebook e WhatsApp che nel giro di un paio d'ore raduna diverse decine di studenti universitari e attivisti che avevano preso parte al Venice Climate Camp 2020 del settembre scorso e che arrivano non solo da Venezia e dalla terraferma veneziana ma anche da Padova, Treviso e da ben più lontano. «Quello che sta succedendo è allucinante, è chiaramente una reazione muscolare in risposta al sanzionamento organizzato il 12 settembre alla bio-raffineria di Porto Marghera commenta Anna Clara Basilicò, ricercatrice universitaria e pensiamo che questa perquisizione sia stata sollecitata alla Prefettura direttamente da Eni e da Confindustria, spaventati dalla forza di questi movimenti ambientalisti che si mobilitano per la giustizia climatica e che non vengono solo dal Rivolta ma da tutta Italia». Durante l'attesa qualcuno invita ironicamente gli agenti a fare presto perché fuori fa freddo, altri fischiano o invitano le Forze dell'Ordine ad andarsene, perché «sono ben altri i luoghi da presidiare per mantenere la sicurezza e l'ordine pubblico». Fino alle 11, quando un furgone bianco contenente tutto il materiale sequestrato, esce scortato dal cancello del centro sociale, l'accesso al Rivolta è impossibile. Oltre a Michele Valentini, gli unici attivisti autorizzati ad entrare all'interno e ad assistere alla perquisizione in corso sono Tommaso Cacciari, Vittoria Scarpa e l'avvocato Giuseppe Romano. Quando le forze dell'ordine se ne vanno, gli studenti iniziano ad intonare canti e cori contro la Polizia, e in seguito rientrano al Rivolta per constatare cosa sia stato portato via e improvvisano una sorta di conferenza stampa per commentare a caldo quanto appena accaduto. «E' stata una perquisizione grave, grottesca e sproporzionata - commenta Michele Valentini - iniziata senza la presenza dei responsabili di questi spazi che sono legalmente assegnati dal Comune di Venezia ad una associazione. Sono stati sequestrati striscioni, vernici e qualche manico di rastrello, sono state sfondati porte e cancelli e provocati ingenti danni all'interno della struttura. Non è possibile che chi esprime dissenso venga trattato in questo modo per cui da oggi partirà una grande campagna di mobilitazione per denunciare l'accaduto».
«L'Eni ha ordinato e la Questura ha eseguito in modo scorretto - è stato il commento di Tommaso Cacciari - perché non si possono disporre perquisizioni di una struttura senza la presenza dei responsabili e dei legali. E' stata un'operazione totalmente politica, un segnale per intimidire le migliaia di attivisti del movimento di Venice Climate Camp».
Paolo Guidone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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