«Le barche in laguna siano come le auto»

Sabato 28 Marzo 2020
L'APPELLO
CAVALLINO-TREPORTI «Per i residenti del centro storico, delle isole della laguna e dei Comuni affacciati sulla gronda lagunare, la barca da diporto è un mezzo di trasporto vero e proprio. Chiediamo che venga considerata coma tale anche nelle disposizioni legate al Covid-19». È l'appello scritto da Mirco Bodi, amministratore della pagina Facebook Diportisti della laguna veneta che rappresenta 15.200 iscritti, e che ieri ha inviato una lettera al Prefetto di Venezia. Alla base del documento, la richiesta di considerare le imbarcazioni come un mezzo di trasporto indispensabile per gli spostamenti di lavoro, per la spesa o per motivi di salute. Esattamente come accade per le auto nei comuni dell'entroterra.
MEZZO DI TRASPORTO
«La barca scrive Bodi è per noi un mezzo di trasporto vero e proprio che permette al suo proprietario di recarsi al lavoro, di provvedere all'approvvigionamento alimentare o per altri casi di stretta necessità non surrogabili dal servizio pubblico di trasporto.In molti, hanno la necessità di potersi spostare unicamente con la propria barca per comprovate esigenze lavorative o per stretta necessità». E qui s'inserisce il primo appello dei diportisti: «Il nostro Paese dice sempre Bodi - si trova ad affrontare un momento storico di gravissima difficoltà, noi chiediamo che ai proprietari delle barche, venga riconosciuta la possibilità di utilizzare la propria barca limitatamente per comprovate e indifferibili esigenze lavorative o per motivi di stretta necessità nel rispetto della normativa in essere. Di fatto chiediamo che venga applicato lo stesso tipo di valutazione che avviene nell'entroterra per chi si muove in auto, sempre per necessità urgenti. In questo modo, inoltre, verrebbero anche risolte alcune criticità legate al trasporto dei mezzi pubblici, soprattutto per le linee di navigazione, con il sovraffollamento dei mezzi».
APPRODI LONTANI
Ad essere richiesta anche la possibilità di raggiungere i vari approdi, anche se questi distano più di 200 metri dalle abitazioni dei proprietari delle barche. «Molte delle unità da diporto aggiunge Bodi - vengono ormeggiate in spazi acquei pubblici in concessione che si possono trovare in quartieri o comuni diversi rispetto a quelli di residenza degli stessi concessionari. Spesso i diportisti hanno la necessità di verificare la tenuta degli ormeggi della barca, soprattutto come accaduto in questi ultimi giorni, in cui le condizioni meteorologiche con le potenti raffiche di vento e il continuo alternarsi di bassa e alta marea, hanno creato diversi problemi agli stessi ormeggi. Per questo chiediamo la possibilità, per coloro che dispongono di uno spazio acqueo pubblico che si trova a una distanza dalla propria abitazione di più di 200 metri, di poter verificare lo stato dell'ormeggio ed eventualmente la possibilità di trasferire l'unità in un luogo più sicuro e protetto».
Giuseppe Babbo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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