LA CERIMONIA
TREVISO (ef) Una cerimonia a forte rischio di retorica risolta in

Sabato 14 Luglio 2018
LA CERIMONIA
TREVISO (ef) Una cerimonia a forte rischio di retorica risolta in un lungo canto alla vita e alla memoria. Ecco il ricordo semplice scelto dalla famiglia per le esequie di Carlo Benetton nel Duomo di Treviso. Poche parole per raccontare chi fosse davvero. E poi due immagini e la musica. Le spalle rivolte all'obiettivo e lo sguardo che si perde nella pampa.
HALLELUJAH
Poi l'ingresso in chiesa sulle braccia dei suoi ragazzi del rugby con l'accompagnamento delle note dell'Hallelujah di Leonard Cohen. Una visione del divino molto umana, vitale, concreta. «Non vogliamo che il senso di assurdo si impadronisca di noi» afferma subito don Adelino Bortoluzzi «ma inevitabilmente la prima domanda che viene da porsi è: ha senso lavorare tanto se poi si deve morire?». Il racconto della vita di Carlo prende origine da quel 26 dicembre 1943, da quel padre, Leone, mai conosciuto e da mamma Rosa, figura di riferimento per gli anni a venire. «In Argentina Carlo ha fatto costruire una chiesa, poi affidata alla comunità locale, e l'ha dedicata alla madre. Oggi quella dedica vale per due».
GABRIEL'S SONG
Ecco le note di Gabriel's oboe di Ennio Morricone. Attraverso la celebre melodia risuona l'anima di Mission, il grande kolossal che raccontò lo stupore dell'europeo di fronte alla vastità delle Americhe, scelto per dire la passione profonda di Benetton per l'Argentina, che fu terra di profitto economico e di studio, luogo di lavoro e di conoscenza. Da lì moltissimi fiori, a rinsaldare un legame di cuore davvero forte. «I suoi viaggi in Patagonia erano la metafora splendida di un mondo grande e senza confini -prosegue l'omelia- un segno prezioso che merita di essere colto». La dimensione dell'Oltre Atlantico ha portato anche nella vita di Carlo il dolore più profondo: la perdita di un figlio. Accade nel 1995 con la morte di Stefano, il quartogenito, a seguito di un incidente stradale nell'Oregon. «Oggi Stefano si ricongiunge al papà. E sana un dolore mai completamente sopito nella sua vita» prosegue il parroco.
PANIS ANGELICUS
Ecco le note del Panis Angelicus di Cesar Franck. Di Carlo Benetton è stato ricordato anche lo spirito visionario. «Ma sei pazzo? Cosa vedi di buono in questi quattro ruderi?» gli dicevano in molti. Ed ecco lo sguardo che dava forma alle cose in potenza, come confermano emozionati i dirigenti di Tenuta Maccarese e Cirio Agricola arrivati per l'ultimo saluto al loro presidente. Tra i banchi ognuno ha un ricordo personale da fissare nel cuore, e un dialogo intimo con quel fratello, quel padre, quello zio, quel nonno, quell'amico. Soprattutto i dipendenti, cui era sinceramente legato.
IL SIGNORE DELLE CIME
«Carlo non è sprofondato nel nulla -esorta il presule- la sua morte non è l'ultima parola ma la penultima». E' l'inizio di un nuovo viaggio, in questa splendida avventura che si chiama vita. Sul feretro un'immagine che lo ritrae con le montagne. Ecco che la voce intona Signore delle Cime di Bepi de Marzi. Lo sport, la montagna, la natura. La famiglia e la terra, forza stessa della vita.
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