LA CASSAZIONE
ROMA Non è reato il saluto romano se ha intento commemorativo

Mercoledì 21 Febbraio 2018
LA CASSAZIONE
ROMA Non è reato il saluto romano se ha intento commemorativo e non violento: segni e simboli dell'ideologia fascista in sé non sono vietati dalla legge, possono essere considerati una libera manifestazione del pensiero. Sono vietati però se costituiscono un attentato concreto alla tenuta dell'ordine democratico. La Cassazione ha così definitivamente assolto due esponenti di Casapound, Marco Clemente e Matteo Ardolino, che durante una commemorazione organizzata a Milano nel 2014 da esponenti di Fratelli d'Italia, rispondendo alla «chiamata del presente», avevano alzato il braccio destro facendo il saluto fascista. Un gesto che gli era valsa un'imputazione per «concorso in manifestazione fascista», reato previsto all'articolo 5 della legge Scelba.
IL CASO
I fatti si svolsero il 29 aprile 2014 alla commemorazione dello studente Sergio Ramelli e dell'avvocato Enrico Pedenovi uccisi negli anni 70 e di Carlo Borsani militare e stretto collaboratore di Mussolini. La manifestazione era stata regolarmente autorizzata dalla questura, ma nei giorni precedenti gli organizzatori erano stati diffidati dall'utilizzare bandiere e simboli quali le croci celtiche. Nonostante l'inosservanza del divieto, si era scelto di far proseguire il corteo solo per ragioni di ordine pubblico. I due imputati erano stati immortalati in un video assieme ad altri manifestanti, anch'essi finiti sotto processo. Con la stessa motivazione, anche nel caso dei due di Casapound la Cassazione (sentenza n. 8108) ha respinto il ricorso del pg di Milano, confermando le decisioni del gup e della Corte d'appello di Milano (quest'ultima del 21 settembre 2016). II giudici della Suprema Corte hanno condiviso il percorso che ha portato alle decisioni di merito: la legge non punisce «tutte le manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, ma solo quelle che possono determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste».
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