Anche il nome di Cristina Pavesi compare nella lista delle vittime innocenti delle

Venerdì 22 Marzo 2019
Anche il nome di Cristina Pavesi compare nella lista delle vittime innocenti delle mafie. Ieri al corteo di Libera c'era sua zia Michela Pavesi, una bella signora bionda che conserva il vezzo di nascondere l'età ma che sfodera un coraggio da leonessa nell'impegno contro la criminalità organizzata.
«È stata dura la vita senza la nostra Cristina - rivela -. Per troppo tempo non abbiamo saputo chi fossero i colpevoli. E un anno dopo la sua scomparsa è morto anche il papà, mio fratello. Ma poi, nel 2018, molto è cambiato. Si è presentato nel mio studio di counselor, a Treviso, Paolo Pattarello. Mi ha chiesto perdono. E io l'ho perdonato. Avevo bisogno di farlo».
LA BOMBA
Il 13 dicembre 1990 Cristina Pavesi, 22 anni, trevigiana di Conegliano, stava rientrando, in treno, a casa dopo avere concordato la tesi di laurea con il suo relatore. Nel padovano, a Vigonza, la banda agli ordini di Felice Maniero piazzò sui binari una carica di tritolo. L'obiettivo era un vagone portavalori delle Poste ma passò l'altro treno, il diretto Bologna-Venezia, quello in cui viaggiava Cristina, che morì sul colpo per l'esplosione.
«A lungo l'omicidio è stato quasi sminuito agli occhi dell'opinione pubblica - afferma Michela -. Fondamentale è stato l'intervento del procuratore Francesco Saverio Pavone. Non si trattava semplicemente di mala, ma di una vera organizzazione di stampo mafioso».
A maggio da Michela arriva Paolo Pattarello, veneziano di Dolo. Ha già scontato 30 anni di carcere per reati legati all'ex mala del Brenta. Incriminato anche per l'assalto al treno di Vigonza, per cui è stato condannato a 3 mesi di reclusione. «Quando lui è entrato nel mio studio - ricorda Michela - mi ha detto Ho sempre avuto rimorso per Cristina, signora non mi guardi con quegli occhi. Perdonarlo è stato come una liberazione».
Non così con faccia d'angelo, Felice Maniero. «Non lo perdono, non si è mai pentito. Caso mai ha tradito».
Anche Michela, come gli altri familiari delle vittime innocenti delle mafie, continua nel suo impegno nelle scuole a raccontare la storia di Cristina e dell'assalto in treno. «Il suo nome è inserito nel lungo elenco che ogni anno ricordiamo con Libera. Ma non posso ancora dire di avere avuto giustizia dopo tutti questi anni».
D.V.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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