TERRITORIO DA SALVARE
PORDENONE Sappada ha appena lasciato il Veneto per entrare

Sabato 9 Dicembre 2017
TERRITORIO DA SALVARE PORDENONE Sappada ha appena lasciato il Veneto per entrare
TERRITORIO DA SALVARE
PORDENONE Sappada ha appena lasciato il Veneto per entrare in Friuli Venezia Giulia. Pordenone potrebbe puntare al percorso inverso, abbandonare il Friuli per farsi aprire le porte del Veneto? È soltanto una provocazione, ovviamente. Anche se l'ipotesi di Pordenone come ottava provincia veneta ogni tanto rispunta puntualmente nel dibattito politico nella Destra Tagliamento. Sulla scorta della vicenda che sta coinvolgendo la Camera di commercio - oltre che in Precedenza Provincia, i rischi su Prefettura e diverse aziende - è Forza Italia che solleva con forza la questione territoriale sparando su una Regione matrigna «che ci tratta molto peggio di altri territori». Tenendo poi nel conto anche gli ultimi dati di Unindustria che mostrano come la vera locomotiva regionale sia proprio Pordenone, Fi lancia una sorta di appello su quelle che sono le vere emergenze, cioé quelle infrastrutturali.
«Siamo il territorio che meglio esce dalla crisi - sottolinea Fernando Padelletti, vicecoordinatore regionale del partito - ma sulle infrastrutture, indispensabili per l'economia, soffriamo terribili ritardi. Su Udine e Trieste si è investito molto di più. Del ponte sul Meduna siamo in attesa da vent'anni. Della Sequals-Gemona si sono perse le tracce. Siamo nel 2018 e per raggiungere Udine, a 50 chilometri, ci vuole oltre un'ora con enormi disagi. Nello stesso tempo si raggiunge Padova, a Treviso ci si arriva in mezz'ora. Forse - i nostri governanti regionali hanno voluto spingerci verso il Veneto? Del resto oggi gli aeroporti di Treviso e Venezia distano veramente pochissimo». Poi il ragionamento del vicecoordinatore azzurro va oltre: «La nostra contiguità con il Veneto e il portogruarese in particolare stanno a dimostrarci che forse dovremmo guardare altrove rispetto a una Regione che ci ha trattato da cugini poveri». Forza Italia non intende cadere nelle solite doglianze o nel piagnisteo, ma punta a sottolineare il rischio che («sicuramente molto anche per colpa nostra», ammette Fi) il territorio corre con l'inarrestabile declino istituzionale. La lista dell'indebolimento economico-amministrativo parte da lontano. Sotto il profilo privato - ricorda Padelletti - abbiamo perso Zanussi, passata agli svedesi, FriulAdria al Credit Agricole, Ideal Standard, Friulvini, Séleco. E anche Savio, già dagli anni 70 non più pordenonese, sta per essere rivenduta, senza contare la lunga lista di mobilifici finiti male». Sul fronte del pubblico: «Bankitalia da tempo ha chiuso la sede. È toccato poi alla Provincia, è a rischio il Tribunale fallimentare poiché la partita non è affatto chiusa mentre il Collegio costruttori è aggregato a Trieste. A questo si aggiunga la Cciaa e la Fiera il cui ruolo è ancora da giocare. Se a questo si aggiunge la situazione di gravissima carenza di personale di Questura e Vigili del fuoco lo scenario è pesantissimo». La minaccia veneta, dal centrodestra, sarà tutta giocata contro l'amministrazione Serracchiani uscenti.
Davide Lisetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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