Islam, sull'integrazione cala il velo

Domenica 14 Settembre 2014
Aumenta anche a Pordenone la presenza di donne coperte dal niqab, il velo che riveste integralmente il corpo di chi lo indossa e che del volto lascia scoperti solo gli occhi. La legge non consente di coprirsi la faccia e Lodovico Sonego, senatore del Pd, non intende far finta di nulla: «È inaccettabile, l'occultamento del viso è vietato e va combattuto. Sinora la comunità musulmana di Pordenone ha collaborato per evitare che si facesse uso del niqab in pubblico, ma da qualche tempo a questa parte non è più così». Secondo Sonego è necessario che il Centro islamico «porti avanti un'operazione di informazione e convincimento affinché questa prassi venga abbandonata». Una richiesta netta, rivolta non solo come politico, ma soprattutto come uomo delle Istituzioni preoccupato dal «silenzio e dall'indifferenza» che la comunità musulmana di Pordenone ha dimostrato nei confronti di alcuni temi come il radicalismo terrorista, ma anche della «responsabilità per aver invitato a Pordenone una persona che si è rivelata essere un reclutatore della Jihad, anche se lo ha fatto altrove. La Comunità è responsabile di quanto viene detto e fatto nel Centro di aggregazione di questa città, deve rispondere non solo alla legge, ma anche all'opinione pubblica. Tutti questi elementi costituiscono una battuta d'arresto nel percorso di integrazione, obiettivo che invece dobbiamo perseguire evitando la ghettizzazione del modello Londonistan», prosegue Sonego.
Da qui la richiesta che si lavori per una politica fondata su «patti di residenza» tra la comunità ospite e quella ospitante, il che implica la collaborazione tra gruppi di stranieri che qui risiedono e le autorità locali, siano esse politiche, giudiziarie o della sicurezza.
L'appello del parlamentare non è nuovo. Nelle scorse settimane aveva invitato gli islamici che risiedono in provincia a esporsi con una condanna ufficiale del terrorismo internazionale dello Stato Islamico (Isis). Questa volta però l'invito ad esprimersi è ancora più forte: «Deve essere pubblico, perché riguarda tutti i pordenonesi; razionale perché deve essere senza isterismi; politico perché deve essere ben chiara la distinzione dalla questione religiosa. Vivere in Italia implica che si devono condividere i principi di una democrazia liberale, questo è il patto di residenza: rispettare le regole dello Stato e con l'impegno di ciascuno dei suoi membri facilitare l'azione delle autorità».
Questioni a cui dovrà rispondere una comunità sempre più divisa, al cui interno si sta consumando uno scontro «politico» confermato dalla destituzione di Ahmed Erraji dalla sua funzione di presidente dell'Associazione che gestisce il Centro islamico.
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