Schiavonia, piano per salire a 150 posti: rischio stop per l'attività ordinaria

Martedì 30 Marzo 2021
Schiavonia, piano per salire a 150 posti: rischio stop per l'attività ordinaria
L'EMERGENZA
MONSELICE L'ospedale di Schiavonia sta per tornare ad essere Covid hospital a tutti gli effetti? È il dubbio da chiarire soprattutto oggi, giorno in cui nella struttura di via Albere viene sospesa l'attività di chirurgia programmata per fare ancora più spazio ai ricoverati covid. Ieri mattina, del resto, i numeri dei ricoveri al Madre Teresa parlavano chiaro: 116 gli ammalati in area non critica, 14 i ricoverati in Terapia Intensiva.
Basta fare due conti per calcolare che, fino a ieri mattina, erano 130 i ricoverati covid, a fronte di 150 posti letto complessivi. Se fossero tutti occupati da pazienti covid, significherebbe una sospensione totale dell'attività ordinaria. Ma è davvero così? «Diciamo che siamo pronti a passare da 120 posti letto dedicati ai pazienti covid ai 150, ma che stiamo facendo di tutto per evitarlo spiega il direttore sanitario Piero Realdon Come a dire che scaldiamo i motori per prepararci, nell'ipotesi peggiore, a una fase più intensa, ma garantendo sempre una risposta alle urgenze». L'eventualità da scongiurare è quella di passare dalla fase 4 alla fase 5, in cui il Madre Teresa tornerebbe a rivestire i panni del covid hospital.
«Si tornerebbe a riavvolgere il nastro e a dover ridistribuire i posti letto nelle quattro strutture ospedaliere della nostra Ulss come durante il picco della prima emergenza spiega il dottor Realdon Vorrebbe dire tagliare quasi tutta l'attività ordinaria, inducendo per di più nella popolazione la terribile sensazione di non avere più un ospedale di riferimento. Ma abbiamo ragione di credere che probabilmente non arriveremo a questo punto. Abbiamo infatti registrato una fase di rallentamento della crescita, soprattutto dei ricoveri ospedalieri, che lascia ben sperare».
Secondo le indicazioni regionali è comunque innegabilmente in atto uno spostamento delle attività sanitarie per passare da un livello assistenziale ad un altro. «Concretamente ciò significa prestare maggiore attenzione ai posti letto di Terapia Intensiva, oggi al Madre Teresa 16 e speriamo di non doverli portare a 24, che sono quelli che potrebbero andare maggiormente in crisi continua il dottor Realdon Lo facciamo, quando possibile, attraverso una ridistribuzione dei pazienti dalla terapia intensiva all'area sub intensiva e all'area non critica. E questa scelta consente anche di recuperare il personale per i vaccini, che sono la nostra priorità con la P maiuscola. Non è un caso se su 8.700 persone tra ospiti e personale delle case di riposo del nostro territorio ora ci sono solo 12 positivi. Il nostro obiettivo come azienda sanitaria è dunque procedere a spron battuto, con 6-7mila vaccini al giorno».
L'attività sanitaria dell'Ulss6 è basata ora più che mai sui continui feedback tra una struttura ospedaliera e l'altra, anche con Azienda Zero. «L'approccio dato è in un'ottica di sinergia conferma il dottor Realdon Ci sono pazienti covid anche a Cittadella e a Camposampiero, mentre abbiamo svuotato i pochi posti covid a Piove di Sacco, dove i posti letto ordinari sono stati portati da 30 a 40».
Quanto all'attività ambulatoriale, al Madre Teresa da oggi saranno garantite solo le prestazioni urgenti, quelle del reparto infantile e quelle oncologiche. «Si tratta di tenere duro una o due settimane, garantendo quanto necessario alla popolazione più fragile conclude il direttore sanitario Torneremo alla normalità, che sarà favorita dai vaccini. Nel frattempo, grazie all'abilità del personale, sarà uno slalom continuo, cambiando in modo plastico l'utilizzo delle risorse per adattarsi giorno per giorno alle necessità della popolazione che assistiamo».
Camilla Bovo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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