Meriem, c'è l'ordine di carcerazione

Domenica 17 Giugno 2018
Meriem, c'è l'ordine di carcerazione
ARZERGRANDE
Meriem parla a ruota libera, commuovendosi davanti ad una telecamera e giurando di essere pronta a tornare a casa: «Meglio in carcere che qui, almeno vedo la mia mamma». Due giorni dopo arriva dalla Procura di Venezia l'ordine di carcerazione. La sentenza di condanna a quattro anni per terrorismo è infatti passata in giudicato: se rientrerà in Italia sarà arrestata e dovrà scontare la pena.
Meriem Rehaily è la ragazza padovana di origine marocchina partita all'improvviso nel 2015 a 19 anni dal comune Arzergrande per arrivare in Siria e diventare una foreign fighter dell'Isis. Dopo mesi di silenzio ecco che in poche ore si concentrano due novità: prima la lunga intervista e poi l'atto della Procura. Solo una coincidenza? Assolutamente no secondo l' avvocato d'ufficio, Andrea Niero del Foro di Venezia.
Ieri è arrivato nella sua casella Pec l'ordine di carcerazione da parte della Procura di Venezia. Un atto atteso, visto che non era stato presentato ricorso in appello dopo la condanna del 12 dicembre scorso per il suo arruolamento con finalità di terrorismo. Ma la tempistica solleva ancora i dubbi dell'avvocato: «Io vedo una regia dietro al caso di questa ragazza. Viene sempre fuori una notizia quando c'è un calo di interesse sulla vicenda. E ogni volta una versione diversa. Prima sembrava morta, poi pareva essersi rifugiata in Francia. Ora invece scopriamo che è viva, è in Siria e parla dicendo che vuole tornare a casa. Io resto della mia idea - insiste l'avvocato Niero -, Meriem viene utilizzata da qualcuno, non so da chi».
Niero ritiene che in questa vicenda vi siano moltissimi punti oscuri, troppi. «Non si è indagato sulle sue amicizie - evidenzia riferendosi a chi l'ha aiutata a raggiungere la Siria -, o magari gli accertamenti ci sono stati ma non sono stati resi noti. In ogni caso se lei tornerà in Italia tornerebbe da vincente: passerebbe il messaggio che si può arruolarsi nell'Isis, tornare nel nostro Paese e scontare solo una pena di quattro anni, la stessa pena che si può prendere per una rapina».
IL PROCESSO
L'ordine di carcerazione è arrivato perché nessuno ha presentato ricorso in appello. «Sono convinto che avessimo già ottenuto il meglio che potevamo ottenere. Scendere ulteriormente di pena era impossibile - spiega il legale mestrino -. In ogni caso io dalla famiglia di Meriem non ho mai ricevuto una telefonata o un'indicazione. Non ho mai ricevuto nemmeno un euro e nemmeno un grazie, se proprio vogliamo dirla tutta. La sensazione è che il padre abbia sempre saputo e non abbia mai voluto dire nulla. Ci sono davvero troppi lati oscuri».
L'INTERVISTA
Meriem aveva parlato dal campo di prigionia curdo di Roj, una tendopoli nel nordest della Siria dove si trova da sei mesi insieme a centinaia di mogli dell'Isis, dicendo di aver subìto un lavaggio del cervello e giurando di voler cancellare il suo passato. Nei tre anni di assenza da Arzergrande Meriem è diventata madre di due bimbi, avuti dal marito palestinese che come lei aveva prestato giuramento di fedeltà al califfato di al Baghdadi. Meriem pensa che «l'Isis non sia finito» e che ci siano «troppi jihadisti giunti in Europa all'insaputa dei governi». Ora resta da capire se tornerà ad Arzergrande, per riabbracciare la sua famiglia, pur sapendo che l'attende il carcere.
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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