Liste provinciali la Lega si divide, passa l'accordo Bitonci bocciato

Mercoledì 16 Gennaio 2019
Liste provinciali la Lega si divide, passa l'accordo Bitonci bocciato
I RETROSCENA
PADOVA Si fosse trattato di una partita di calcio, al termine dei 90 minuti, e anche di un tentativo di supplementari, il risultato sarebbe stato di 2 a 0. Nella fattispecie, in questa sorta di metaforico match giocato tutto all'interno della Lega, a incassare i tre punti è senza ombra di dubbio Roberto Marcato, assessore regionale con delega allo Sviluppo Economico e alle Attività Produttive, che con il più classico dei risultati ha messo sotto un altro nome noto del Carroccio, Massimo Bitonci, sottosegratario all'Economia. L'esito finale dell'accordo per le nomine in Provincia, infatti, ha di fatto sancito la bocciatura delle candidature sostenute dall'ex sindaco che in primo tempo ha inutilmente tentato di piazzare nel listone Vera Sodero, già assessore al Sociale durante la sua amministrazione, e poi ha provato addirittura a lanciare una sua lista alternativa, tentativo pure questo naufragato, in contrapposizione a quella su cui già avevano trovato convergenza lo stesso Carroccio, Pd, Forza Italia e Udc. E la manovra per sfasciare l'alleanza, però, è naufragata sul nascere in virtù di un accordo politico maturato tutto nel centrodestra. In pratica la parte della Lega vicino a Marcato ha rinunciato a un'esponente, Elisa Cavinato di Vigodarzere, per far entrare nel gruppone Barbara Cocco, consigliere ad Albignasego di Fratelli di Italia, stroncando così il patto che stava cercando di portare avanti lo stesso Bitonci, tra la parte della Lega che si riconosce in lui e in Andrea Ostellari, e appunto Fdi. Alla fine l'attuale sottosegretario non è neppure riuscito a raccogliere le firme per mettere insieme questa sua lista.
Le scaramucce, comunque, partono da lontano, da quando cioè si doveva individuare il nome del presidente che avrebbe preso il posto di Enoch Soranzo. La Lega, primo partito in città e nel Veneto, era partita con i muscoli gonfi, ma il fatto che Padova sia amministrata da Sergio Giordani, sindaco civico ma sostenuto dal centrosinistra, ha depotenziato la sua posizione, visto che la parte del leone spettava appunto a quest'ultimo che governa la città, secondo l'accordo tra i segretari regionali di Lega, Forza Italia e Pd.
LA SOLUZIONE
La soluzione è stata quella di convergere su Fabio Bui, sulla base di un'ampia intesa fra tutti i partiti. Ma che non ha trovato d'accordo Bitonci, il quale ha tuonato: «Mai insieme al centrosinistra», contando su alcuni militanti che, non avendo inizialmente ben capito cosa stesse succedendo, sono usciti dal patto violando lo statuto leghista e sconfessando pure il commissario Franco Gidoni, consigliere regionale (vicino al governatore Luca Zaia), che aveva condotto le trattative. Gidoni, però, è andato avanti per la sua strada, incassando per la Lega quattro posti nel listone: Beniamino Veronese (rappresenta la Bassa e Montagnana), Marcello Bano (Noventa), Paolo Vallotto (Cittadella) e appunto Elisa Cavinato. Bitonci, però, non ci sta e propone Vera Sodero, vicina anche a Marco Polato, segretario della sezione cittadina del Carroccio, ma non ottiene alcun risultato. La lista dei 16 resta così com'è, cioè senza alcun esponente che faccia riferimento all'ex sindaco, che però si infuria, ma non si arrende. È a questo punto che, sconfessando ancora quanto sancito dal direttivo, prova a mettere insieme una lista alternativa di disturbo a Bui, in contrapposizione a quella ufficiale della Lega, attraverso il consigliere cittadellese Luigi Sabatino e coinvolgendo il padovano Ubaldo Lonardi. E in che modo tenta il blitz? Il passaggio successivo è la raccolta delle firme e l'accordo con Fdi. Alla fine salta tutto, perché la conclusione è che esce dalla lista l'assessore di Vigodarzere ed entra Barbara Cocco, con Fratelli d'Italia che così si unisce a tutti gli altri partiti. I 16 nomi per altrettanti posti a Palazzo Santo Stefano sono blindati. Per Bitonci è il secondo uppercut, dopo quello che nel novembre del 2016, prese da un'altra santa alleanza che, con esponenti della sua stessa maggioranza, lo aveva scalzato dalla prima poltrona di Palazzo Moroni.
Nicoletta Cozza
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