LE TESTIMONIANZE
MONSELICE Quei tre secondi di terrore continuano a passargli

Martedì 29 Ottobre 2019
LE TESTIMONIANZE MONSELICE Quei tre secondi di terrore continuano a passargli
LE TESTIMONIANZE
MONSELICE Quei tre secondi di terrore continuano a passargli nella mente. M. R. di Conselve nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 ottobre aveva appena finito di lavorare e stava tornando a casa quando la sua serata si è trasformata in un incubo. «Faccio quella strada tantissime volte, ma è pazzesco tutto quello che è successo racconta Ho notato a malapena l'auto provenire, a forte velocità, dal senso opposto, ma ho impressa nella mente l'immagine di un oggetto bianco che volava verso di me, per poi mandare in frantumi il cristallo. L'adrenalina in quel momento è stata talmente forte che non ho nemmeno sentito dolore, anche se il sasso mi ha colpito la spalla. Mi sono visto coperto di vetri e polvere e per lo shock ho sbandato leggermente di lato. Per fortuna senza ulteriori conseguenze». M. R., infatti, è riuscito a mantenere i nervi saldi e a non perdere completamente il controllo dell'auto. «Ovviamente la paura è stata tanta. prosegue Mi sono guardato alle spalle per capire se riuscivo a scorgere l'altra auto, ma la strada era deserta. Non ho neppure fatto in tempo a vedere di che vettura si trattasse».
Il ragazzo ha cercato di calmarsi e poi ha presentato formale denuncia ai carabinieri. Come lui, nella stessa notte, altre due persone, a loro volta raggiunte dai sassi mentre percorrevano la Statale 16 a bordo delle proprie vetture, hanno sporto denuncia ai carabinieri. In questi altri due casi, però, il sasso ha fortunatamente colpito solo la carrozzeria delle auto. «Mi chiedo chi possa esserci dietro a questi episodi così gravi. conclude M. G., la signora di Solesino - Immagino ragazzi annoiati, ma alla fine si tratta di delinquenti, che mettono a rischio la vita delle persone». La speranza che accomuna la signora e M. R., ma anche tutti i cittadini della Bassa Padovana, è ovviamente che i carabinieri riescano quanto prima a rintracciare la banda, fermando così definitivamente quello che sembra essere diventato a tutti gli effetti un gioco potenzialmente mortale.
LA COPPIA
«Il sasso è ancora dentro al fanale della nostra auto. Non so perché, ma non l'abbiamo ancora tolto». M.G. è una delle vittime della presunta banda che, nel corso delle ultime settimane, ha imperversato lungo la Statale 16 lanciando sassi dalla propria auto in corsa contro le vetture provenienti dal senso opposto. Nella notte tra sabato e domenica scorsi, a mezzanotte e quaranta, era in auto con suo marito lungo la Rovigana. Erano stati a cena da amici, a Monselice, e stavano tornando a casa, a Solesino. «All'altezza dell'Agricola Berica abbiamo incrociato un'altra auto. racconta la signora Mio marito ha fatto in tempo a rendersi conto che dal finestrino ci stavano lanciando contro un oggetto. Abbiamo sentito un botto incredibile. Volevamo fermarci a controllare, ma era buio. Allora abbiamo fatto inversione e ci siamo diretti al vicino distributore, per poter vedere meglio».
AL DISTRIBUTORE
Una volta scesa dall'auto, la coppia si è resa conta che un grosso sasso aveva colpito il fanale, mandandolo in frantumi, ma rimanendo poi bloccato all'interno. «Ovviamente l'auto si era dileguata, non abbiamo fatto in tempo neppure a capire che modello fosse. continua a raccontare la signora Una volta ripartiti abbiamo notato un'altra vettura ferma a bordo strada, con una persona scesa dall'abitacolo, come a voler controllare un eventuale danno. Il tempo di fermarci e quella era già ripartita, ma secondo noi era stata a sua volta colpita da un sasso». Se così fosse, in poco meno di una settimana, i casi di vetture colpite dalle sassaiole sarebbero dunque più di quattro.
«La notte stessa ho segnalato la cosa ai carabinieri e presto andrò a sporgere denuncia formale. Non ho motivo per credere che sia finita qua. conclude M. G. E onestamente ora ho paura a fare quella strada, soprattutto da sola. Mio marito voleva quasi provare a lanciarsi all'inseguimento. Ma a che scopo? Non sai chi potresti trovarti davanti. La macchina ha solo un anno e fortunatamente è ancora coperta dalla Casco, ma più che il danno all'auto, mi fa paura il rischio che qualcuno possa farsi del male».
Camilla Bovo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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