LE STORIE
PADOVA Il loro numero sfiora quota mille. Manager e operai, atleti

Domenica 9 Agosto 2020
LE STORIE
PADOVA Il loro numero sfiora quota mille. Manager e operai, atleti e allenatori, liberi professionisti e impiegati. Sono 981, di cui 10 con sintomi da Covid, le persone in isolamento domiciliare in tutta la provincia di Padova. Un numero che nelle ultime settimane è cresciuto giorno dopo giorno, di pari passo con la necessità di effettuare tamponi di massa in diverse aziende e centri estivi. Quattordici giorni a casa, limitando al minimo indispensabile i contatti con il resto della famiglia, per valutare l'evoluzione della malattia o per accertare che non si presentino sintomi preoccupanti. Tra i padovani che nell'ultimo mese sono stati costretti alla quarantena forzata ci sono anche 15 monaci del monastero di Santa Giustina, dopo il caso di positività di un monaco ospite. Per loro un isolamento nell'isolamento. E ora, terminato il periodo previsto dalle autorità sanitarie, possono raccontare la propria esperienza.
LA TESTIMONIANZA
L'ingegnere Giulio Pagnoni, 54 anni, da giugno 2015 è l'abate di Santa Giustina. È stato in isolamento assieme a tutti gli altri nella seconda metà di luglio. «Per fortuna i nostri spazi sono molto ampi e si prestano bene al distanziamento sociale - osserva - anche perché godiamo pure di spazi all'aperto. Il mio pensiero va soprattutto a chi abita invece in un appartamento, magari nemmeno di grandi dimensioni, e magari pure con una famiglia numerosa».
I monaci sono già abituati a vivere una vita di clausura, seppur con alcune sostanziali differenze da ordine a ordine. «Diciamo che noi per due settimane abbiamo vissuto come i certosini» sorride l'abate facendo riferimento ad uno degli ordini più rigorosi presenti nella Chiesa cattolica. Un ordine dove la solitudine è un elemento estremamente importante. «Noi abbiamo smesso di mangiare assieme - racconta anche l'abate Giulio - e purtroppo non abbiamo più potuto celebrare la messa con i fedeli in chiesa. Ma abbiamo proseguito le nostre attività religiose e per fortuna tutti i 15 monaci sono risultati negativi al tampone». Ora le messe sono riprese e loro possono tornare anche fuori dal monastero. Magari per una passeggiata di salute lungo l'argine alle sette del mattino, non certo per lo spritz in piazza dei Signori.
LE RAGAZZE
Lo spritz, invece, scorreva a fiumi sull'isola di Pag dove una diciottenne di Veggiano è stata in vacanza prima di tornare a casa con il virus. «La situazione sembrava tranquilla: nessuno indossava la mascherina, né gli animatori sul posto né il conducente del pullman che ci ha portato sull'isola di Pag. Ci siamo fatte condizionare» continua a ripetere lei, garantendo che tutto ciò servirà da lezione. Ieri su questo caso è intervenuta anche Maria Rosaria Gualano, professoressa di sanità pubblica all'università di Torino: «Non facciamo i pesci rossi senza memoria. Questa non è un'estate come un'altra. In vacanza sì, ma con cervello e prudenza: mascherina, igiene delle mani, niente assembramenti e non andate in giro se avete la febbre».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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