Chiusa a chiave nel laboratorio

Mercoledì 23 Settembre 2015
Una clandestina nascosta in una stanza chiusa e due lavoratori «in nero». È il bilancio dell'azione di contrasto all'immigrazione clandestina e al lavoro nero avviata dalla Polizia locale della Federazione, in collaborazione con gli ispettori dell'Inps in due laboratori artigianali di abbigliamento gestiti da cittadini cinesi. Il blitz è scattato dopo alcuni giorni di appostamenti in due capannoni, a Loreggia e a Trebaseleghe. In quest'ultimo laboratorio, in centro del paese, gli agenti hanno trovato solo un operaio al lavoro, mentre altre dieci persone, sempre di nazionalità cinese, erano in un appartamento attiguo. Il titolare della ditta ha dichiarato che al momento ha poco lavoro, ma gli ispettori dell'Inps hanno trovato ordini per centinaia di capi per una nota marca della grande distribuzione, impossibili da evadere con un solo dipendente. Durante il sopralluogo gli agenti hanno poi scoperto una stanza, chiusa a chiave e nascosta dietro la porta di un corridoio, una donna cinese clandestina e già colpita da un precedente provvedimento di espulsione poiché clandestina. La donna è stata quindi denunciata e accompagnata in Questura a Padova per le pratiche di espulsione. Anche il titolare della ditta ora rischia una denuncia per favoreggiamento di immigrazione clandestina. Nel blitz del laboratorio di jeans a Loreggia, i vigili hanno trovato otto operai, tutti cinesi. Gli ispettori dell'Inps hanno verificato che due di loro lavoravano «in nero», mentre altri due erano stati solo regolarizzati da poco. Nei locali accanto al laboratorio è stato trovato l'alloggio di 7 persone, sempre di nazionalità cinese, tra cui quattro minorenni. Alcune di queste erano alloggiate in locali destinati a magazzino e ripostiglio, in precarie condizioni igieniche. Per la ditta scatteranno ora pesanti sanzioni, oltre i diecimila euro. «L'attività di controllo che da anni svolgiamo in stretto contatto con l'Inps e la Direzione del Lavoro Provinciale tutela la corretta concorrenza tra le imprese del settore - ha detto il vice Comandante Luca Meneghini - le ditte cinesi spesso, grazie all'evasione dei contributi sul lavoro, lavorano a prezzi irraggiungibili per le altre aziende che rispettano le normative. Questi controlli vanno poi a tutelare i lavoratori stessi, spesso impiegati in turni massacranti e alloggiati in condizioni precarie».

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