Caso Guerra, sentenza fissata a febbraio

Giovedì 18 Novembre 2021
Caso Guerra, sentenza fissata a febbraio
SANT'URBANO
Il processo bis legato alla morte di Mauro Guerra è alle battute finali, il prossimo 23 febbraio è prevista la lettura della sentenza da parte dei giudici della Corte d'Appello di Venezia. La famiglia attraverso i legali Alberto Berardi e Fabio Pinelli, ha voluto appunto ricorrere in Appello per avere almeno giustizia civile e quindi un risarcimento dei danni. Non è infatti possibile poter agire penalmente, perché la Procura di Rovigo non ha mai impugnato la sentenza di assoluzione del maresciallo dei carabinieri Marco Pegoraro. In primo grado il giudice Raffaele Belvederi ha sottolineato come Marco Pegoraro sia stato costretto a sparare per salvare il brigadiere Stefano Sarto colpito alla testa, alla mascella e alle costole, ma nello stesso tempo ha accusato i carabinieri di avere tenuto una condotta del tutto arbitraria e illegittima.
Il 15 dicembre del 2018 il maresciallo Pegoraro è stato assolto perché il fatto non costituisce reato tra le grida di indignate degli amici di Mauro Guerra, il 32enne di Carmignano di Sant'Urbano, ucciso con un colpo di pistola il 29 luglio del 2015 in un campo di grano. Il militare dell'Arma era alla sbarra degli imputati per eccesso colposo di legittima difesa dal momento che aveva premuto il grilletto per difendere il collega brigadiere Stefano Sarto, atterrato e percosso dal 32enne, in fuga da un trattamento sanitario non autorizzato a cui però i carabinieri della stazione locale volevano sottoporlo.
Ieri in aula il procuratore generale ha di nuovo chiesto l'assoluzione di Marco Pegoraro, sostenendo che il carabiniere non ha mirato alla testa della vittima e che quando si spara non si è mai precisi. Gli avvocati Pinelli e Berardi hanno invece impostato la loro arringa su tre punti. Secondo i due legali quando Mauro è fuggito nel campo di grano i carabinieri potevano lasciarlo scappare perchè non c'era alcuna situazione di pericolo. Inoltre il brigadiere Sarto non era in pericolo di vita, e infine tre carabinieri erano a meno di cinque metri dall'aggressione di Mauro al militare e avrebbero potuto neutralizzarlo in pochi istanti senza dovergli sparare. Gli avvocati hanno anche ricordato il caso della scuola Diaz a Genova, dove la polizia ha usato in maniera illegittima la violenza ed è stato riconosciuto come le vittime abbiano reagito per tentare di reprimere l'azione arbitraria delle forze dell'ordine. Nelle ultime due udienze il medico del Suem, ripercorrendo davanti ai giudici quel terribile giorno di 6 anni fa, ha precisato come Mauro, una volta raggiunto dal colpo di pistola, sia caduto su un fianco rimanendo immobile. I carabinieri invece hanno di fatto raccontanto quanto avevano già dichiarato durante il processo in primo grado.
Marco Aldighieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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