Il ciclone Harry&Meghan: accuse di razzismo a Corte

Martedì 9 Marzo 2021
IL CASO
LONDRA La bomba sganciata su Buckingham Palace ha la forma di un'accusa gravissima: razzismo. Non solo manifestato nel trattamento che avrebbe ricevuto Meghan Markle durante gli anni inglesi, oltre che nella presunta decisione di non dare il titolo di Principe al piccolo Archie, ma soprattutto nelle «preoccupazioni e nelle conversazioni su quanto scura sarebbe stata la pelle» del bambino fatte da un membro della famiglia reale di cui si sa solo che non è né Filippo né Elisabetta. Conversazioni avvenute quando la moglie di Harry era incinta di pochi mesi ed era così infelice da meditare il suicidio senza che nessuno, a palazzo, le venisse in soccorso. «A un certo punto non volevo più essere viva», le sue parole. Nell'intervista dei duchi di Sussex a Oprah Winfrey, che verrà trasmessa in Italia questa sera su Sky dopo aver radunato davanti alla tv oltre 18 milioni di spettatori negli Stati Uniti, ci sono abbastanza rivelazioni da riempire per i prossimi decenni i tabloids britannici, definiti «bigotti», «corrotti» e «razzisti».
UNA GABBIA DORATA
In quasi due ore di filmato, a cui si aggiungono clip inedite fatte uscire con il contagocce nella giornata di ieri, i due duchi hanno risposto alle domande molto amichevoli della star della tv Usa raccontando il percorso che li ha portati a voler andare via da una gabbia dorata dove non si sentivano i benvenuti e dove nessuno li avrebbe protetti dagli attacchi violenti della stampa. Il nome di Diana è emerso spesso nella conversazione sullo sfondo verde di un giardino, sia per il destino tragico che Harry ha voluto a ogni costo evitare per sua moglie, sia per il fatto che il trasferimento della coppia in California è stato possibile solo grazie all'eredità ricevuta dalla madre, come se lei avesse previsto quello che sarebbe successo e avesse deciso di aiutarlo, visto che il padre Carlo gli ha «letteralmente tagliato i fondi». Gli attacchi principali di Harry sono stati rivolti al padre, «da cui mi sento davvero abbandonato», e al fratello William, «con cui abbiamo attraversato l'inferno» ma con cui i rapporti al momento sono interrotti, e per il resto si è allineato alle dichiarazioni della moglie. Mentre Meghan ha raccontato di come Kate sia «una brava persona» che però un giorno, alle famose prove dei vestiti dei paggetti del loro matrimonio, la fece piangere e nulla poté contro la versione ufficiale secondo cui sarebbe stata lei a ridurre in lacrime la duchessa di Cambridge, aneddoto che servì da base per la sua «demonizzazione». Ed è vero, anche Kate ha sofferto degli attacchi della stampa, ma la sua esperienza non è paragonabile perché «maleducazione e razzismo sono due cose diverse», ha spiegato Meghan: soprattutto lei aveva qualcuno a difenderla. Mentre le critiche più aspre sono state riservate al personale di Buckingham Palace, Elisabetta è stata definita «sempre meravigliosa con me», premurosa al punto da metterle una coperta sulle ginocchia quando aveva freddo. «Mi ricorda mia nonna», ha spiegato. Più difficile da accettare, ancorché di sicuro effetto, l'accusa secondo cui a Archie sarebbe stato negato il titolo di Principe e la relativa protezione nel timore che nascesse troppo scuro di pelle («se è questa la tua ipotesi direi che stai andando sul sicuro», ha risposto Meghan a Oprah).
LA LINEA DI SUCCESSIONE
La verità è che solo i nipoti della sovrana hanno tecnicamente diritto al titolo, con l'eccezione del bisnipote George che però è terzo in linea di successione al trono. Elisabetta, per non discriminare gli altri figli di William e Kate, ha esteso il titolo anche a loro, mentre Archie, sempre in base alle regole volute da Giorgio V, diventerà principe quando a salire al trono sarà Carlo. Ma con la frattura enorme aperta dall'intervista, le relazioni future restano tutte da scrivere per Meghan, Harry e i loro figli oltre a Archie arriverà presto una bambina che hanno anche dichiarato di essersi sposati in realtà tre giorni prima del Royal wedding. Per ora da Buckingham Palace tutto tace, ma gli ultimi tempi ci hanno abituato a un botta e risposta: la posta in gioco è alta e impone una riflessione.
Cristina Marconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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