La tela di Mazzacurati politica, chiesa e famiglia

Domenica 14 Agosto 2016
VENEZIA - Giovanni Mazzacurati tesse la tela. Instancabile. Si interessa di tutto e di tutti, come risulta dalle migliaia di ore di intercettazioni telefoniche disposte nel corso dell'inchiesta sullo scandalo Mose, tra il 2010 e il 2013; intercettazioni che il Tribunale ha messo ora a disposizione degli imputati affinché verifichino se ve ne sono di utili per la loro difesa.
Tra le tante cose, l'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova si interessa del nuovo patriarca di Venezia, dopo che, nell'estate del 2011 Angelo Scola viene nominato arcivescovo di Milano: «Scola ha promesso che terrà un occhio su Venezia e comunque l'importante è che resti monsignor Brian Ferme (all'epoca rettore del Marcianum, la fondazione "creatura" di Scola e Mazzacurati, ndr). Ferme è fondamentale».
IL PAPA - Mazzacurati commenta l'elezione del nuovo Papa Bergoglio. «Ha perso la Curia, Scola e il popolo italiano», dice al telefono il suo interlocutore. «Ha vinto lo Spirito santo”, commenta il presidente del Cvn, uomo di chiesa che, all'età di 50 anni, stava per farsi frate: con assiduità aveva frequentato la Basilica del Santo, a Padova, indeciso se prendere i voti o continuare sulla strada che lo avrebbe portato a diventare l'uomo del Mose. Da quelle frequentazioni aveva mutuato quel modo di fare curiale di parlare, in tono sommesso, perché il potere non si esercita certo alzando la voce, ma costringendo gli altri a zittirsi anche se parli in un sussurro.
OSPEDALE DI PADOVA - Mazzacurati si interessa di politica, vuole essere informato, sapere sempre tutto, soprattutto i retroscena romani. Al telefono chiede lumi sulle dimissioni di Scajola, il ministro che aveva acquistato la casa al Colosseo a sua insaputa: «La casa era per la figlia Lucia», gli spiega il capo ufficio stampa del Consorzio, Flavia Faccioli. «È una nostra amica, la Lucia, me la ricordo», dice Mazzacurati.
Il patron del Cvn non trascura mai i figli: utilizza i soldi dei cittadini per aiutare Carlo, il regista e gli finanzia un documentario e poi un film. Compra – sempre a spese degli italiani - 20 mila bottiglie di olio da un altro figlio, Giuseppe, che incassa 260 mila euro dal Consorzio. Insiste con un'altra figlia perché si convinca a lavorare per il futuro ospedale di Padova, al cui progetto Mazzacurati si interessa con grande attenzione assieme a Piergiorgio Baita dell'impresa di costruzioni Mantovani. Questo spiega perché si preoccupi tanto della carriera di Giancarlo Ruscitti, ex segretario generale della sanità in Veneto, “giubilato” da Zaia. Ruscitti è alla ricerca di un lavoro e assicura di avere solo l'imbarazzo della scelta tra la Regione Lazio con la Polverini «ma anche la Lombardia mi voleva come direttore generale. Ora Fazio e la Polverini mi vogliono nel Lazio, anche la Sodexo, multinazionale francese, mi vuole» (ma Baita smentisce e parlando di Ruscitti con Mazzacurati, dice che non ha nessuna proposta). Mazzacurati pensa di utilizzarlo per cercare di far suo il megaprogetto del nuovo ospedale di Padova, «un appalto da 5/6 miliardi di euro e un tempo stimato di costruzione di 10 anni», spiega alla figlia.
LA GRANDE FAMIGLIA - Una gestione in parte familistica dei quattrini pubblici, come sostiene la difesa di alcuni degli imputati ora sotto processo, intenzionata a dimostrare che parte dei soldi "spariti" se li sarebbe intascati l'allora presidente del Cvn e non sarebbe finito in corruzione e finanziamenti illeciti? Alcune uscite sono documentali: «Nel corso degli anni, attraverso la società "Ing. Mazzacurati sas" il presidente del Consorzio Venezia Nuova ha convogliato benefici economici ottenuti direttamente o indirettamente dal CVN anche alle figlie Cristina, Elena e Giovannella», scrivono le Fiamme Gialle nelle loro informative alla Procura di Venezia. Il Consorzio paga l'affitto della casa della seconda moglie, Rosangela Taddei, in California, facendo finta che fosse la sede di un laboratorio per le ricerche sulle alghe della laguna di Venezia, ma «benefici economici vengono convogliati» anche a Marina Elettra Snow, figlia della signora Taddei, a Pietro Nascimbeni, marito della signora Snow, a Konstantin Skachinskiy, ex marito di Cristina Mazzacurati. Peraltro Mazzacurati non negava a nessuno un po' di soldi pubblici e così nell'elenco stilato a suo tempo dalla Finanza troviamo Flavia, figlia dell'allora presidente del Magistrato alle acque, Patrizio Cuccioletta, Cristina, figlia del consulente del Consorzio, Francesco Giordano, Valentina Croff, Francesco e Matilde Cazzagon, rispettivamente marito e figlia del dirigente responsabile Programmazione e controllo del Consorzio Venezia Nuova, Nicoletta Doni; Daniele Rinaldo, marito del dirigente responsabile del Servizio progettazione opere alle bocche di porto del Consorzio, Maria Brotto; Alessandro, figlio del dipendente Sergio Nave; Luca Marziale, Roman e Karen Stocker, rispettivamente genero e figli dell'ingegnere del Consorzio Johann Stocker.
Peraltro bisogna dire che i figli di Giovanni Mazzacurati, nel momento della caduta dell'impero e del padre-imperatore, non si tireranno indietro e gli telefoneranno mille volte per fargli coraggio e per dirgli che sono pronti ad aiutarlo.
"COMPLOTTI" FALLITI - Ma lui non ha bisogno di aiuto, come non ne ha mai avuto nella sua carriera. Costruita in modo meticoloso, senza lasciare nulla al caso, utilizzando tutte le informazioni e fidandosi solo di se stesso. Scopre infatti in ben due occasioni che lo vogliono far fuori. Della prima volta si sapeva. Nel 2008 il vicedirettore del Consorzio, Roberto Pravatà, aveva iniziato a chiamare tutte le imprese del Consorzio dicendo a tutti che Mazzacurati aveva fatto il suo tempo e andava sostituito. Dopo 24 ore Pravatà era stato costretto a fare le valigie. Un allontanamento che era costato un sacco di soldi al Consorzio: «Mazzacurati aveva insistito che accettassimo le sue proposte perché aveva paura che parlasse», ha spiegato Baita.
Cinque anni dopo, stessa scena. Mazzacurati viene informato che Erasmo Cinque, l'imprenditore romano che, stando alle ipotesi della Procura veneziana, lavora in nome e per conto di Alleanza nazionale e in particolare del ministro Altero Matteoli, si sta accordando con Piergiorgio Baita per sostituirlo: «Ha detto a Mauro Fabris che ci pensa lui a farmi fuori». Mazzacurati: «La questione è che non c'è da fidarsi di Baita» e dunque mette in atto le sue contromisure e si salva di nuovo.
IL SINDACO "NEMICO" - Mazzacurati vede come nemici tutti coloro che si schierano contro il Mose. Attaccare il Mose è attaccare direttamente lui. E allora Mazzacurati diventa spietato. Come con Giorgio Orsoni, il sindaco di Venezia, che cerca di “soffiare” al Consorzio l'Arsenale per farlo diventare parte integrante della città. «Orsoni è un disastro per noi, non ha nessuna remora nel colpirci», sintetizza parlando con Flavia Faccioli. La quale risponde ricordandogli – ammesso che ce ne fosse bisogno - che il Consorzio aveva sborsato 5 milioni di euro per sponsorizzare, su richiesta del sindaco di Venezia, la Coppa America di vela a Venezia. «Ho messo a posto un po' delle lettere che ci siamo spediti dell'America's Cup e insomma ha fatto il gioco delle parti, proprio sporco», commenta l'allora presidente del Cvn. Una frase sprezzante che Orsoni potrebbe tentare di utilizzare in Tribunale per incrinare la credibilità di Mazzacurati, il quale lo accusa di aver ricevuto contributi dal Cvn per la campagna elettorale del 2010. Nei colloqui telefonici intercettati dalla Finanza, l'allora sindaco di Venezia non viene mai accusato di nulla, se non di lavorare contro il Consorzio. Mazzacurati non fa riferimento ai contributi elettorali che, dopo l'arresto, ha confessato di avergli versato. Certo nel 2011, parlando con la moglie, Mazzacurati dice che vuole aiutare Orsoni perché «è l'unico sindaco che ci ha appoggiati in tutti i modi», ma poco più di un anno più tardi Orsoni è diventato un nemico perché ha tentato di "soffiargli" l'Arsenale per farlo diventare patrimonio della città.
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