Asse ndrangheta-Isis per la droga dei miliziani

Sabato 4 Novembre 2017
Asse ndrangheta-Isis per la droga dei miliziani
GIOIA TAURO La chiamano la droga del combattente, perché utilizzata negli scenari mediorientali di guerra. Il tramadolo, sostanza oppiacea sintetica, viene assunta come eccitante e per la capacità di aumentare la resistenza allo sforzo fisico. Abbassa o addirittura sopprime la soglia della fatica e del dolore. Abbatte la paura. Ogni pasticca viene venduta al valore di 2 euro. E ieri, nel porto di Gioia Tauro, sono stati sequestrati oltre 24 milioni di compresse. La vendita nel mercato nordafricano e mediorientale a cui erano destinate avrebbe fruttato 50 milioni di euro.
Tragitto, India-Italia-Libia. Un traffico direttamente gestito da Daesh - secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza - che così finanzia la propria attività terroristica nel mondo e allo stesso tempo esalta i propri combattenti, per farne macchine da guerra. Le compresse arrivavano dall'India ed erano dirette in Libia. È la seconda volta che il passaggio di tramadolo viene intercettato in Italia.
Il precedente, a maggio, nello scalo di Genova. Allora vennero sequestrati 37 milioni di compresse. Parte dei proventi illeciti, secondo le indagini, servirebbero a finanziare gruppi eversivi e di estremisti in Libia, in Siria e in Iraq. Rimarca un passaggio ulteriore Stefano Dambruoso - questore della Camera, magistrato, esperto di terrorismo -, su SkyTg24, rispetto al sequestro calabrese che, dice, «sembra confermare una certa connessione tra ndrangheta calabrese e Isis» e che, aggiunge, «conferma, se ce ne fosse bisogno, che l'Isis, sebbene sconfitto in Siria, è in grado ancora di ordinare i propri uomini per compiere attività terroristiche, in ogni parte del mondo». A far scattare il sequestro, ieri, un'operazione condotta dalla Guardia di finanza e dall'Ufficio antifrode della Dogana nel porto di Gioia Tauro. Un'operazione coordinata dalla sezione antiterrorismo della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, con la collaborazione della Dea americana e della Direzione centrale dei servizi antidroga al ministero dell'Interno. Il primo passo proprio nel porto del capoluogo ligure. Tanto che, per il comandante provinciale della Guardia di finanza di Genova Renzo Nisi, il sequestro di ieri «rivela che dopo l'operazione di maggio, le organizzazioni criminali hanno cambiato scalo per importare» le pillole.

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