«Via le multe a Etruria, Consob sapeva»

Venerdì 10 Agosto 2018
«Via le multe a Etruria, Consob sapeva»
IL PROVVEDIMENTO
ROMA Disposizioni da annullare. Per i giudici la Consob sapeva fin dal dicembre del 2013 della critica situazione in cui versava Banca Etruria, grazie ai documenti e alle informazioni ricevute da Bankitalia, e dunque le sanzioni comminate ad amministratori e sindaci per le supposte mancate informazioni contenute nel prospetto dell'aumento di capitale sono frutto di un procedimento avviato tardivamente. E vanno riviste.
I CONTRASTI IN COMMISSIONE
Con queste motivazioni la corte d'Appello di Firenze ha deciso di cancellare alcune multe emesse dall'authority di Borsa nel 2017, quindi fuori tempo massimo, per aver nascosto la reale situazione nel prospetto sull'aumento di capitale di Etruria del luglio 2013. Operazione imposta dalla Banca d'Italia che chiese anche l'aggregazione a un gruppo di maggiori dimensioni (mai realizzata) e che portò poi al commissariamento nel febbraio 2015. Il provvedimento riguarda l'appello presentato dagli ex sindaci dell'istituto di Arezzo (Tezzon Massimo, Cerini Paolo, Neri Gianfranco, Polci Carlo) e dell'ex amministratore Andrea Orlandi, tutti difesi dall'avvocato Renzo Ristuccia. E segue un'analoga sentenza con cui il tribunale ha annullato la sanzione a carico dell'ex consigliere Alberto Bonaiuti. I giudici hanno così confutato la tesi che divenne, durante la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche, motivo di contrasto tra Consob e Banca d'Italia. L'autorità di controllo dei mercati sosteneva infatti che da via Nazionale (anche a causa di un protocollo di collaborazione migliorato solo in seguito) fossero arrivati dei documenti stringati o comunque non sufficientemente chiari rispetto alla reale situazione di Etruria. E che solo nel 2016 avesse acquisito l'intera documentazione facendo partire, a quel punto, l'iter sanzionatorio. La Corte ora dà invece ragione agli ex amministratori e sindaci, asserendo che la Consob avrebbe esercitato il suo potere sanzionatorio oltre il termine utlimo di 180 giorni.
I DOCUMENTI
Nel motivare la decisione i giudici esaminano le interlocuzioni tra le due authority e contestano l'affermazione secondo cui la commissione avrebbe avuto solo nel maggio del 2016 «la disponibilità di tre fondamentali documenti» di Bankitalia relativi alla situazione di Banca Etruria (la nota rivolta alla banca del 24 luglio 2012, i rilievi dell'ispezione formulati il 5 dicembre 2013 e la nota inviata direttamente al presidente Etruria il 5 dicembre 2013). E «ancora «più significativa» è la nota riservata di Bankitalia a Consob del 6 dicembre 2013 in cui la l'istituto centrale rileva che Etruria non è «più in grado di percorrere in via autonoma la strada del risanamento», imponendone l'aggregazione con un altro istituto e riservandosi «ogni ulteriore iniziativa ritenuta necessaria ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione e a tutelare i depositanti della banca». Conclusione della Corte: «Di più Banca d'Italia non poteva dire a Consob. Non era abbastanza per cominciare a indagare sulla trasparenza e veridicità del prospetto dell'offerta al pubblico delle azioni in aumento di capitale che si era avuta nei mesi precedenti?». Sapendo Consob dal 6 dicembre 2013 che Etruria «era sull'orlo del commissariamento», che il prospetto dell'aumento di luglio 2013 era «falso e fuorviante», avrebbe dovuto «cominciare subito l'indagine». Se invece avesse accertato che era veritiero, «non si poteva irrogare alcuna sanzione».
C.Gu.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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