Prosciuttifici contro il semaforo Ue

Venerdì 6 Dicembre 2019
Prosciuttifici contro il semaforo Ue
IL CASO
UDINE L'incubo del semaforo si abbatte sul prodotto più famoso ed esportato del Friuli Venezia Giulia. Il prosciutto San Daniele Dop, un campione della gastronomia nazionale da più di 300 milioni di euro l'anno, finisce nel mirino del Nutri-score, il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari che ne evidenzia i valori nutrizionali. E il timore è ora quello che lo strumento - nato in Francia e già adottato da alcune multinazionali del settore - possa diventare obbligatorio sotto forma di provvedimento dell'Unione europea.
L'ALLARME
Il prosciutto San Daniele è classificato dal sistema Nutri-score con la lettera D, in una scala che va dalla A alla E, dove all'inizio dell'alfabeto si posizionano i prodotti con i valori nutrizionali migliori e quindi più salutari. Una bocciatura, quindi, che fa tremare il colosso friulano. Per l'assegnazione della lettera D e del colore arancione del semaforo trasformato in etichetta è determinante la presenza di sale e grasso, due componenti che rendono unico il prosciutto friulano.
A San Daniele c'è già aria di mobilitazione. «Il nostro obiettivo è di rivolgerci all'Unione europea per interrompere questo metodo di identificazione dei prodotti, a favore di una soluzione più ragionata - tuona Mario Cichetti, direttore generale del Consorzio del prosciutto di San Daniele -. Ci aspettiamo che le istituzioni italiane siano al fianco dei produttori italiani e dei consorzi di tutela in questo percorso. Il sistema di etichettatura comprometterebbe e penalizzerebbe fortemente i nostri prodotti. Il prosciutto di San Daniele vanta degli alti standard che assicurano ai consumatori un alimento qualitativamente eccellente, nutriente, facilmente digeribile, con pochi grassi (tutti monoinsaturi) e adatto ad ogni tipologia di dieta. Il cosiddetto sistema a semaforo non offre informazioni esaustive e attendibili sui valori nutrizionali, in quanto considera i parametri assoluti dei singoli alimenti. Il metodo proposto dall'Italia, il sistema a batteria, considera invece la razione giornaliera legata ai nutrizionali del prodotto». Il concetto alla base del modello francese considera solo gli ingredienti e i valori nutrizionali; quello italiano si basa sulla quantità consumata.
I NUMERI
Trentuno aziende autorizzate, 2,7 milioni di cosce lavorate in 12 mesi, 345 milioni di euro di fatturato nel 2018, una quota di export che tocca il 20 per cento. Sono i numeri macinati dal prosciutto San Daniele dal Friuli al mondo. I primi mercati esteri sono rappresentati da Francia e Germania, a seguire ci sono gli Stati Uniti. «Se il sistema Nutri-score diventasse una norma europea - ha detto l'assessore del Fvg all'Agroalimentare, il leghista Stefano Zannier - per noi sarebbe un'ecatombe. Rischiamo un danno da centinaia di milioni di euro. Siamo pronti a dare battaglia in tutte le sedi».
A rischio non c'è solo il San Daniele. In Fvg si producono il prosciutto di Sauris (giro d'affari da 14 milioni l'anno), il Montasio (formaggio che porta 35 milioni l'anno) e il prosciutto cotto triestino, che vale quanto quello crudo di Sauris. Tutti prodotti che il sistema Nutri-score potrebbe bollare come non salutari, con conseguenze potenzialmente devastanti in termini di fatturato e posti di lavoro.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci