Argentina, Macrì perde alle primarie crollano la Borsa (-37%) e il Peso (-34%)

Martedì 13 Agosto 2019
LA SVOLTA
ROMA Mauricio Macrì ha perso in confronto pre-elettorale. Ora l'uomo amico dei mercati rischia a sorpresa di cedere il passo nella guida dell'Argentina. Quanto basta per mandare gli investitori nel panico. Uno choc annunciato. Gli analisti avevano previsto tutto. Compreso l'intervento della banca centrale argentina che ha alzato i tassi di dieci punti al 74% per sostenere bond e valuta. La sconfitta di Macrì alle primarie presidenziali in vista delle elezioni del 27 ottobre è costatata comunque carissima sui mercati,
La Borsa di Buenos Aires è letteralmente sprofondata fino a far perdere il 37,6% all'indice Merval, dopo che venerdì scorso aveva guadagnato l'8% sull'onda di sondaggi favorevli a Macrì. Il peso contro dollaro è arrivato a quota 65, in picchiata del 34% rispetto alla chiusura della scorsa settimana. Mentre il rendimento sui bond denominati in dollari è salito del 10% al 13,5% con il prezzo dei titoli con scadenza 2028 è scivolato da 77 a 62 centesimi. Senza contare che l rischio Paese misurato dai Cds (credit default swaps) a cinque anni è salito di oltre il 10%, segno che i mercati percepiscono una probabilità di default del Paese pari al 75% (erano al 49% venerdì scorso).
Non solo: La valanga è arrivata in Brasile, dove l'indice della Borsa di San Paolo, la più grande dell'America Latina, ha segnato un ribasso di oltre il 2%, mentre il dollaro ha superato la soglia psicologica dei 4 reais. L'ennesimo sintomo della tensione alle stelle che si respira da quelle parti. Del resto, anche il presidente Jair Bolsonaro è sceso subito in campo per avvertire che «la gente di Cristina Kichner, la stessa gente di Dilma Rousseff, di Maduro, di Chavez e di Fidel Castro sta dando segnali di vita». Dunque, ha fatto sapere, «spero che i fratelli argentini non si vedano obbligati a fuggire dalle nostre parti».
GLI EFFETTI
Gli investitori temono l'ascesa del rivale di sinistra Alberto Fernandez accanto alla Kirchner, candidata alla vicepresidenza oltre che ex-presidente condannata per corruzione. Uno scenario che porterebbe ad una svolta peronista dopo soli 4 anni, verso un sistema di controllo della valuta e dei capitali, senza escludere manovre forzate per ristrutturare il debito. La preoccupazione è che vadano dunque in fumo le riforme in senso liberista alla base dell'accordo con il Fondo monetario che Macrì è riuscito soltanto ad avviare.
I numeri parlano chiaro: secondo i risultati parziali, Fernandez e Kirchner hanno ottenuto il 47% dei voti rispetto al 33% del tandem composto da Macri e da Miguel Angel Pichetto. Se il risultato si ripetesse nelle elezioni presidenziali, Fernandez sarebbe proclamato vincitore al primo turno, secondo la legge elettorale in Argentina. Niente di buono visto dai mercati. Da dove viene tanto consenso? Probabilmente dalle conseguenze della grave crisi economica e finanziaria che ha colpito l'Argentina sin dallo scorso anno, effetto delle riforme necessarie per risanare e stabilizzare l'economia emergente sudamericana dopo oltre un decennio di politiche scriteriate adottate proprio dai peronisti. Per Goldman Sachs, l'attuale crollo del peso rischia perfino di «posticipare e forse persino invertire il declino appena iniziato dell'inflazione rendendo ancora più difficile la rielezione di Macrì».
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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