Su un papiro di 1500 anni fa i primi riferimenti all'eucarestia

Sabato 13 Settembre 2014
Su un papiro di 1500 anni fa i primi riferimenti all'eucarestia
LA SCOPERTA
Come spesso accade le grandi scoperte storiche o archeologiche, come quella del rinvenimento del più antico documento sul sacramento dell'eucarestia nelle comunità cristiane dei primi secoli, avvengono per lo più casualmente, in modo fortuito benché frutto di infinita passione e intuito. Roberta Mazza, una giovane e brillante ricercatrice italiana che insegna storia antica all'università di Manchester è riuscita ad identificare sul retro di un papiro egiziano di 1500 anni fa, una scritta di portata eccezionale per la cristianità, emozionante per i suoi contenuti. Si tratta di un testo che fa riferimento all'Ultima Cena e alla «manna per il paradiso», il pane consacrato, il Corpo di Cristo.
TESTIMONIANZA
Eccolo: «Temete tutti chi regnerà sulla terra. Le nazioni e i popoli sappiano che Cristo è il nostro Dio. Perché egli ha parlato ed essi hanno iniziato ad essere, egli ha comandato ed essi sono stati creati; egli ha posto tutto sotto i nostri piedi e ci ha liberati dalla volontà dei nostri nemici. Il nostro Dio ha preparato una tavola nel deserto sacro e ha dato manna da mangiare per un nuovo patto: il corpo immortale del Signore e il sangue che Cristo ha versato per noi in remissione dei peccati». Man mano che apparivano le lettere e si componeva il senso della frase, Roberta Mazza ha intuito immediatamente di che si trattava. Non ha avuto dubbi sullo spessore di quel rinvenimento. «Ero emozionata». La studiosa si trovava nella biblioteca John Rylands dell'università di Manchester, la più grande del Regno Unito e che ospita il cosiddetto frammento di San Giovanni, l'originale più antico del Nuovo Testamento. Stava lavorando ad un progetto elaborato e complesso, l'analisi e la classificazione delle migliaia di frammenti di papiri custoditi gelosamente nei caveau dell'ateneo. La scoperta è stata annunciata nel corso di una conferenza sulla collezione di papiri. «Il testo risale a circa 300 anni dopo la conversione al cristianesimo dell'imperatore Costantino». La prima parola che Roberta Mazza ha potuto tradurre è «manna», il pane biblico che il Signore ha inviato al suo popolo nell'esodo dall'Egitto e che rimanda all'ultima cena e all'istituzione del sacramento eucaristico. La preghiera è il risultato di un mix di passi dell'Antico e del Nuovo Testamento vergata su un lato del papiro che, secondo la studiosa, aveva inizialmente la funzione di talismano per chi lo indossava.
AMULETO
«Portare su di sé un talismano, magari intorno al collo, ricalcava un uso tipicamente pagano probabilmente adottato anche dalle prime comunità cristiane. La differenza è che i primi cristiani avevano sostituito le preghiere politeistiche con citazioni bibliche». Un successivo studio ha portato altre sorprese, perché dall'analisi spettrale si è scoperto che il papiro era stato riciclato. Su un lato apparivano tracce quasi scomparse di una ricevuta di pagamento di imposte sui cereali firmata dall'esattore di una località egizia chiamata Tertembuthis, l'attuale El Ashmunein; dall'altro lato, invece, appariva il testo (perfettamente conservato perché piegato). «Io credo che il proprietario forse era un abitante di un villaggio vicino, un conoscitore della Bibbia anche se ha commesso molti errori. Alcune parole sono state scritte male, altre sono state vergate nell'ordine sbagliato. A me fa venire in mente che chi ha scritto andava a memoria». E questo indica che la Bibbia si è trasmessa più attraverso passi scelti, la liturgia, le preghiere e gli amuleti che non attraverso un libro letterale.
Franca Giansoldati
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