Sea Watch forza il blocco L'Italia accusa l'Olanda e blinda Lampedusa

Giovedì 27 Giugno 2019
LO SCONTRO
ROMA Alla fine, probabilmente, si farà come è avvenuto per la Diciotti: i 42 migranti che sono a bordo della Sea Watch 3, pronti a sbarcare a Lampedusa, verranno distribuiti nei vari paesi europei, in particolare in Olanda e in Germania, visto che l'imbarcazione batte bandiera dei Paesi Bassi e la Ong è tedesca. Ma questo avverrà non perché Amsterdam abbia dato la sua disponibilità ad accoglierli, ma perché la Commissione Ue sta cercando una soluzione che superi il Trattato di Dublino, e quindi l'obbligo per l'Italia di essere il primo porto sicuro di arrivo. L'idea potrebbe essere farli sbarcare altrove, in strutture di natura extraterritoriale, tipo associazioni cattoliche o base Nato, e poi ridistribuirli, anche se l'ipotesi è ancora in piena valutazione.
LA DIPLOMAZIA
Di certo si sa che, mentre il capitano della nave Carola Rackete, faceva ingresso nelle acque territoriali italiane, il ministro Matteo Salvini si scatenava contro l'Europa che «come al solito è assente», e chiedeva all'autorità giudiziaria «di emettere un'ordinanza di custodia cautelare contro questa sbruffoncella che fa politica». Nello stesso momento l'ambasciatore italiano all'Aja, Andrea Perugini, riceveva dal ministro degli Esteri Enzo Moavero istruzioni per fare un passo formale presso il governo olandese. Così ieri pomeriggio il diplomatico ha incontrato la sottosegretaria alla Giustizia competente per l'immigrazione, Ankie Broekers Knol, la quale avrebbe dato un'unica rassicurazione: «arriverà domani (oggi, ndr) in settimana la risposta ufficiale dal governo olandese» alla lettera che gli era stata scritta da Salvini domenica scorsa, nella quale si mostrava «incredulo per il disinteresse» manifestato dai Paesi Bassi. Mentre Palazzo Chigi continua a insistere sulla necessità di «proseguire nelle iniziative formali volte a verificare l'eventuale condotta omissiva» del governo olandese, che si è totalmente disinteressato alla nave che batte la loro bandiera.
LA BATTAGLIA POLITICA
In tutto questo scenario i migranti a bordo dell'imbarcazione sembrano quasi dimenticati, rispetto alla battaglia politica che si sta consumando e che vede nuovamente contrapposti i due vicepremier Salvini e Di Maio. Allineati per tutto il giorno con il premier Conte, in serata cambiano i toni. L'equilibrio si incrina quando Di Maio da un lato accusa la Sea Watch di voler sbarcare nell'Italia giallo-verde e non in Grecia o a Malta «per farsi pubblicità», dall'altro non risparmia una stoccata all'alleato. «In mezzo a questo palcoscenico che è diventato il Mediterraneo ci sono gli esseri umani - sottolinea chiedendo corridoi umanitari e più rimpatri - E se dovremo passare tutta l'estate a litigare con le Ong abbiamo già perso». E aggiunge: «L'Europa deve svegliarsi, Dublino va rivista. Non abbiamo bombardato noi la Libia». Salvini, ospite di Porta a porta, replica duramente. «Di Maio non è il ministro dell'Interno, si può fare di più, ma le cifre parlano chiaro, i morti sono un decimo di un anno fa».
Sulla vicenda Sea Watch interviene anche il Pd. La sinistra solidarizza con il segretario Nicola Zingaretti che chiede un incontro al premier Conte per «affrontare in maniera seria, responsabile e istituzionale evitando di offrire al Paese questo osceno teatrino indegno di un Paese civile». E il presidente del Consiglio lo chiama al telefono proprio prima di partire per il Giappone. Mentre a Lampedusa sbarcano diversi esponenti di Leu, del Pd e di Sinistra italiana, per monitorare la situazione.
Al quindicesimo giorno passato in mezzo al mare, la terra si è fatta più vicina per l'imbarcazione olandese. Anche se non possono ancora toccarla. Carola Rackete, la giovane capitana ha diretto il timone verso Lampedusa alle 14 di ieri, ignorando i controlli e l'alt delle motovedette della Guardia di finanza. «So cosa rischio - ha detto - ma non ho scelta. I naufraghi sono allo stremo».
NO ALLO SBARCO
La risposta di Salvini: «Non sbarcheranno, schiero la forza pubblica. Ora mi aspetto che qualcuno emetta un ordine di arresto. Dice di essere nata bianca - si riferisce ancora alla capitana - ricca e tedesca, ma perché deve venire a rompere le palle a noi? Chi la paga?». E ancora: «L'Olanda che se ne fotte di quello che fa una nave con la sua bandiera. È una provocazione e un atto ostile, ci aspettiamo che si facciano carico loro degli immigrati a bordo. E pure la Germania che non ha fatto nulla». Ne ha per tutti il ministro leghista, forte anche di una sentenza di Strasburgo che, per la prima volta, gli ha dato ragione.
Cristiana Mangani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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