LA SENTENZA
VENEZIA Non va risarcita solo la malattia, ma anche la «paura

Martedì 17 Ottobre 2017
LA SENTENZA
VENEZIA Non va risarcita solo la malattia, ma anche la «paura di ammalarsi». Da intendersi non come banale ipocondria, naturalmente, bensì come timore fondato: quello che angoscia un ex scaricatore di Mestre, a cui sono state diagnosticate «placche pleuriche causate dall'inalazione di microfibre di amianto» e che perciò rischia in futuro di sviluppare il cancro. L'ha deciso la Cassazione, respingendo il ricorso dell'Autorità portuale di Venezia contro la sentenza della Corte d'Appello, che a propria volta aveva confermato il verdetto del Tribunale lagunare, secondo cui al pensionato va indennizzato «il danno patrimoniale e non patrimoniale da lesione dell'integrità psicofisica di origine professionale».
LA VICENDA GIUDIZIARIA
Protagonista suo malgrado della vicenda è Lorenzo Rossetto, già socio lavoratore della Compagnia lavoratori portuali, addetto al carico e scarico delle merci dall'aprile del 1968 al maggio del 1996. «In troppi si dimenticano della gente che si è ammalata a Porto Marghera, dove sono stati scaricati sacchi con migliaia di tonnellate di amianto», ricorda lui, oggi 70enne. Sia in primo che in secondo grado, fra il 2007 e il 2011, i giudici avevano riconosciuto provato il nesso causale tra gli ispessimenti pleurici e i noduli polmonari, certificati nel 2000 a Rossetto, e l'esposizione alle polveri di asbesto, cioè l'insieme di minerali da cui viene ottenuto l'amianto, attribuendo al pensionato un ristoro di circa undicimila euro. Inoltre era stata esclusa una corresponsabilità tanto della Compagnia lavoratori portuali quanto degli armatori delle navi che trasportavano i sacchi, chiamando in causa esclusivamente l'Apv, per la mancata adozione delle mascherine protettive da parte degli addetti.
LA SUPREMA CORTE
Difesa dall'avvocato Alfredo Bianchini, l'Autorità si era così rivolta alla Suprema Corte, sollevando sette motivi di censura a cui Rossetto si era opposto, assistito dal legale Leonello Azzarini. Reputandoli inammissibili o infondati, gli ermellini li hanno respinti tutti (e hanno condannato l'Apv al pagamento delle spese per 5.500 euro), soffermandosi in particolare sugli ultimi due. Da un lato la Cassazione ha affermato che già ai primi del Novecento era nota la pericolosità delle polveri, per cui «alla datrice Autorità Portuale di Venezia doveva essere ben nota l'intrinseca pericolosità delle fibre d'amianto». Dall'altro i giudici hanno ritenuto che il timore di sviluppare un carcinoma sia stato correttamente valutato: «La sentenza della Corte d'appello di Venezia ha commisurato il danno morale spettante all'appellante precisamente al patema e al turbamento provati per il sospetto di malattia futura, correlata al maggior rischio di contrarre il mesotelioma (tumore maligno) rispetto a soggetti con storie espositive comparabili non affetti da placche pleuriche (paura di ammalarsi)». Parole che rincuorano un poco Rossetto: «Vivo costantemente con la paura addosso. E, con me, anche la mia famiglia. Personalmente ho visto morire di mesotelioma 25 miei colleghi. Ma in tutto sono e saranno molti di più, perché è una malattia che insorge anche a decenni di distanza. Per questo la nostra battaglia per la giustizia non finisce qui».
Angela Pederiva
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