LA LINEA
VENEZIA Sospendere le sospensioni. Non è un gioco di parole, si

Sabato 24 Luglio 2021
LA LINEA
VENEZIA Sospendere le sospensioni. Non è un gioco di parole, si tratta invece della direttiva impartita dalla Regione alle Ulss del Veneto, nella spinosa gestione dei sanitari non vaccinati. I primi 34 provvedimenti erano scattati a Vicenza, ma ieri il presidente Luca Zaia ha chiesto alle altre province di temporeggiare, tant'è vero che a Treviso è stato bloccato l'invio di 186 lettere: l'obiettivo è di arrivare almeno a martedì, quando la commissione nazionale Salute affronterà il tema per trovare una soluzione condivisa in tutta Italia, però nel frattempo monta già la polemica politica.
LA POSIZIONE
Zaia ha voluto puntualizzare la propria posizione in diretta televisiva e social: «Le mie parole sono state oggetto di forzature, forse non ho il dono della chiarezza...», ha autoironizzato. «Vedo tre categorie di sanitari: quelli che si vaccinano; quelli che si sono sempre vaccinati ma ora hanno paura; quelli che fanno i capi-popolo andando in giro a dire che i vaccini fanno male, gli stessi che immagino avrebbero rifiutato la penicillina dicendo che era muffa», ha stilettato. Il punto è che l'ultima ricognizione di Palazzo Balbi ha individuato 18.766 posizioni scoperte, troppe per scongiurare riduzioni nei servizi. Di fronte all'esigenza di garantire le prestazioni, e davanti al muro dei sindacati su un possibile blocco delle ferie, il direttore generale Luciano Flor e i suoi collaboratori avevano ipotizzato di mantenere al lavoro i lavoratori non immunizzati, magari spostandoli nei reparti Covid, bardandoli dalla testa ai piedi e sottoponendoli al tampone ogni 48 ore. Ma pur perseguendo il fine di scongiurare l'interruzione di pubblico servizio, la Regione ha bisogno di uno scudo normativo, poiché la norma varata dal Governo è stringente: dopo le diffide, ed esaurite le giustificazioni, devono partire le sospensioni. «Per ora non si procede a spron battuto ha annunciato però Zaia perché dietro alle sanzioni disciplinari c'è un problema: la carenza di professionisti. Chi ha scritto il decreto, non ha tenuto conto del fatto che manca il personale. L'ho detto in tempi non sospetti che quel testo era un'anatra zoppa e che saremmo andati incontro a scartoffie, cioè a ricorsi». Il presidente della Regione ha confidato di appellarsi «al buon cuore» dei sanitari, ma di fatto vuole prendere tempo, in attesa del coordinamento nazionale, del possibile effetto Green Pass che viene registrato in queste ore e del potenziale apporto comportato dalle nuove indicazioni, quali ad esempio l'allungamento fino a 12 mesi del tempo di attesa per la somministrazione del vaccino nei soggetti guariti.
LA REAZIONE
Dura è però la reazione dell'opposizione in Consiglio regionale, il cui portavoce Arturo Lorenzoni parla di «dichiarazioni grottesche», «una capovolta che farebbe invidia al suo segretario Salvini», «affermazioni che sconcertano». Attacca l'esponente del centrosinistra: «Se fossero motivate perché i 20mila sanitari (tra cui 826 medici) sono oggi insostituibili, perché non sono state fatte prima che partissero le lettere di sospensione ad alcuni di loro? E se è convinto della necessità di vaccinare tutto il personale sanitario, perché anziché fare questa retromarcia che mina la credibilità della gestione della pandemia, non si adopera per persuadere quei 20mila a vaccinarsi, invece che legittimarne il comportamento?».
A NORDEST
La questione agita anche il resto del Nordest. Negli ultimi due giorni 33 dipendenti si sono fatti vaccinare in Alto Adige, dove l'azienda sanitaria di Bolzano ha imboccato quasi da subito la linea dura, sospendendo per il momento 290 dei 3.967 sanitari non immunizzati, applicando il provvedimento in maniera retroattiva dalla notifica della diffida. Il presidente Arno Kompatscher ha auspicato che l'estensione del Green Pass possa convincere non tanto i veri no-vax, ma almeno gli attendisti e gli scettici.
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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