L'ANALISI
VENEZIA È una vita che Luca Zaia si sente dare del democristiano.

Martedì 22 Settembre 2020
L'ANALISI
VENEZIA È una vita che Luca Zaia si sente dare del democristiano. Beh, ora a dirlo è la Storia: come la Dc nel 1970, nel 1975 e nel 1980, e mai più nessun altro da allora, al suo terzo mandato Luca Zaia è riuscito nell'impresa di trasformare la galassia leghista nella balena bianca che conquista la maggioranza assoluta dei consensi, almeno il 60% quando era stata scrutinata metà delle sezioni in Veneto, nella lunga notte dello spoglio rallentato (fra il ritardo delle suppletive di Verona e la difficile interpretazione di voti disgiunti e cognomi scritti negli spazi sbagliati). Perché ciò avvenisse, è stato necessario che Zaia Presidente triplicasse la Lega, frenasse gli alleati di Fratelli d'Italia e Forza Italia e spazzasse via le liste minori, tanto che all'opposizione entreranno solo il centrosinistra di Arturo Lorenzoni trainato dal Partito Democratico, mentre il Movimento 5 Stelle resterebbe clamorosamente fuori, secondo la prima ipotesi di ripartizione dei seggi.
LA STIMA
Si tratta appunto di una prima stima, «non ufficiale e non definitiva», precisa Paolo Feltrin, responsabile scientifico dell'Osservatorio elettorale del Consiglio regionale, anche perché il cervellotico meccanismo di distribuzione dei resti e calcolo delle preferenze richiederà «almeno 7-10 giorni di verifiche da parte della Corte d'Appello», prima della proclamazione degli eletti. Ad ogni modo, l'abbozzo vede 40 seggi per la coalizione di centrodestra, di cui 24 per Zaia Presidente (con un parziale di 45,5%), 9 per la Lega (16,3%), 4 per Fratelli d'Italia (8,8%), 2 per Forza Italia (3,5%) e 1 per Veneta Autonomia (2,2%); 9 per l'asse di centrosinistra, di cui 7 per il Partito Democratico (12,3%), 1 per Europa Verde (1,7%) e 1 per Il Veneto che Vogliamo (2,1%). Totale 49 scranni, più i 2 di Zaia e Lorenzoni, quindi 51. Secondo questa previsione, M5s non otterrebbe nemmeno un consigliere, in quanto la lista non andrebbe oltre il 2,8% (malgrado il candidato Enrico Cappelletti sia al 3,3%) e la soglia di sbarramento è al 3% Spuntano così i primi nomi degli eletti, ma solo nelle province dove la situazione a tarda sera era già abbastanza chiara: nel Trevigiano sarebbero riconfermati gli zaiani Silvia Rizzotto, Alberto Villanova e Sonia Brescacin, con la novità di Roberto Bet e l'ingresso del leghista Marzio Favero; nel Veneziano dovrebbe rifarcela la dem Francesca Zottis; nel Bellunese stravincerebbe l'uscente zaiano Gianpaolo Bottacin; in Polesine potrebbe restare il leghista Cristiano Corazzari.
I TRATTI DISTINTIVI
Come vanno interpretati questi risultati? «Come quelli di un'elezione eccezionale in un contesto eccezionale», risponde il professor Feltrin, secondo cui il Veneto si inserisce in un 3 a 3 delle Regioni fra centrodestra e centrosinistra, «per cui questa tornata ha un significato politico regionale e non nazionale», nel quale comunque si staglia la prestazione personale di Zaia: «Il Covid ha rafforzato sempre coloro che erano al governo. Zaia ottiene un risultato straordinario con il più alto numero di voti in tutta la storia delle regioni. Ma anche Vincenzo De Luca, che pareva non dovesse ricandidarsi in Campania, dopo l'emergenza sanitaria riscuote numeri significativi. In questo gioca il meccanismo di identificazione, nel momento del pericolo, con il capitano salvatore». Detto questo, i tratti distintivi sono diversi. Primo: «L'affluenza molto elevata. Tutti pensavamo che gli elettori avrebbero avuto paura di recarsi ai seggi, invece non è stato così: le persone hanno voluto testimoniare il loro legame con le istituzioni». Secondo: «Una propensione evidente alla semplificazione e alla concentrazione del voto da parte dell'elettore. Tutte le liste piccole, anche dentro le coalizioni, hanno ottenuto risultati modesti». Terzo: «Il fenomeno in assoluto più rilevante di queste Regionali, e che vale solo per il Veneto, è la tendenza, mai così estrema, alla scelta del solo candidato presidente, non necessariamente con l'indicazione di una preferenza per una lista a lui non collegata attraverso il voto disgiunto. Il numero di consensi per Zaia è nettamente superiore a quello per la coalizione di centrodestra, il che avrà effetti nella distribuzione dei seggi. Ci aspettiamo che il prossimo Consiglio regionale avrà meno gruppi, rispetto ai 12 della consiliatura uscente». Al momento sarebbero 9.
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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