IN CAMPO
VENEZIA Mentre si sta allungando la lista dei danni, si sta attivando

Lunedì 18 Novembre 2019
IN CAMPO
VENEZIA Mentre si sta allungando la lista dei danni, si sta attivando su più fronti la solidarietà internazionale tra raccolte fondi e proposte di aiuto. Uno di questi fronti è stato aperto con successo dai Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia, destinatari di una sottoscrizione lanciata dall'Istituto Italiano di cultura di Lione e dalla sua direttrice, la veneziana Anna Pastore, seguito immediatamente dall'Istituto italiano di cultura di Dublino. «Non appena possibile, di concerto con la Soprintendenza e la Curia Patriarcale, verranno individuate le priorità sulle quali intervenire e a cui destinare i fondi raccolti spiega la presidente Paola Marini - Quando tre anni fa abbiamo celebrato il cinquantesimo anniversario dell'acqua granda del 66 sembrava una vicenda appartenente alla storia, una storia che improvvisamente è diventata attualità e contro cui bisogna agire al più presto e su più fronti».
Il Comitato, a cui ora aderiscono 11 paesi per un totale di 22 comitati, è stato creato in occasione della prima acqua granda del 4 novembre del 1966 e da allora ha portato avanti 1200 progetti di restauro di beni pubblici o privati usufruibili dal pubblico. Progetti finanziati spesso dai privati o anche da enti esteri, come il caso della Chiesa di San Stae il cui restauro totale, effettuato nel 1978 venne realizzato interamente con fondi svizzeri. Per gli interventi in programma nel 2020 sono stati stanziati 4 milioni e mezzo di euro, esclusi quelli che stanno per arrivare dalle recenti sottoscrizioni e che saranno interamente dedicati ai danni provocati dall'acqua alta.
LE SCELTE
«Ogni singolo centesimo raccolto va a favore del patrimonio-storico artistico della città spiega Carla Toffolo, capo dell'ufficio permanente dei comitati - e per ogni progetto cerchiamo di far lavorare solo artigiani, ditte e studiosi locali perché obiettivo dei Comitati è anche mantenere vivo il tessuto economico e sociale della città». «Ribadiamo l'appello lanciato allora da René Maheu, all'epoca direttore generale dell'Unesco, a tutto il mondo - conclude Marini - affinché unisca le forze e aiuti questa città e i suoi abitanti e vengano messe in atto al più presto misure strutturali capaci di far fronte alle gravissime trasformazioni climatiche e alle pressioni del turismo di massa. Non l'abbiamo abbandonata allora e ci siamo anche adesso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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