Il porto di Trieste finisce in ostaggio dei no - vax, sgombero sempre più vicino

Lunedì 18 Ottobre 2021
LA PROTESTA
TRIESTE Addio alle rivendicazioni dei portuali, al senso originario della protesta. Il presidio del porto di Trieste è scivolato nelle mani di due altri attori: i no-vax irriducibili e gli antagonisti di estrema sinistra. I portuali non c'entrano più nulla. Il leader, Stefano Puzzer, ieri mattina si è dimesso dopo una notte di violenze, pressioni, litigi. Continuerà - con una decina di altri colleghi duri e puri - a rimanere al varco quattro dello scalo. Ma è isolato, disorientato, sconfitto.
La vera leadership è altrove. Si legge Coordinamento no Green pass, ma è l'ala no-vax, quella che pensa che il vaccino sia «un intruglio». E che di fatto rappresenta, per le autorità, un interlocutore più sfuggente. Ecco perché a Trieste ora tira aria di sgombero. La pazienza sta per terminare: il presidio è annunciato fino al 20 ottobre ma già oggi potrebbe essere il giorno della svolta.
LA GIORNATA
Per raccontare il terzo giorno di mobilitazione al porto di Trieste, bisogna partire dalla notte tra sabato e domenica. Puzzer, il leader dei portuali, prima annuncia la fine del presidio, poi a mezzanotte ritratta. Ma è nelle retrovie che si materializza il pasticcio. «Quel comunicato - scrive un altro portuale - gliel'abbiamo fatto mangiare (riferendosi all'annuncio della fine del presidio dato da Puzzer, ndr), è successo di tutto, ci siamo anche menati. Poi si sono create due fazioni: noi che vogliamo andare a oltranza e quelli che puntano sulla manifestazione a Roma il 30 ottobre». Lo stesso Puzzer, a microfoni spenti, si lascia sfuggire questo: «Devo andare avanti con il carnevale o mi staccano la testa». Chi lo farebbe? I veri capi della manifestazione, è ovvio. «Come Coordinamento no Green pass di Trieste ribadiamo la ferma volontà di proseguire il presidio al Porto di Trieste, diventato un punto di riferimento per tantissime persone, a Trieste e a altrove. Le mobilitazioni di massa di questo ultimo mese e mezzo non possono essere vanificate: avevamo annunciato che ci saremmo mobilitati fino al ritiro del green pass e a ciò intendiamo restare fedeli». Eccoli, i nuovi capi. Sono loro, non più i portuali. «Mi sono dimesso sia dal ruolo di vicepresidente sia dal Coordinamento lavoratori portuali in seguito al caos generato dal comunicato e di sabato sera - dirà Puzzer -, perché sono errori che ho commesso io». E ancora: «Se vengono a sgomberarci sediamoci per terra in pace».
LO SCENARIO
«Domani (oggi, ndr) avremo bisogno del molo VII (quello al momento occupato dai manifestanti, che ieri erano circa 4mila, ndr) per far ripartire tutte le attività - è netto Zeno D'Agostino, presidente dell'Autorità portuale di Trieste -. I lavoratori sono già in coda per prenotare il tampone e saranno in servizio. Ormai la protesta ha cambiato bandiera, ma a noi serve il porto». La Prefettura ieri ha escluso qualsiasi intervento delle forze dell'ordine: troppe famiglie presenti al presidio. Ma la situazione è tesa, le risse tra le due anime - sempre più sfilacciate - del movimento sono pane quotidiano. E la tolleranza sta per terminare.
GLI APPELLI
Cgil, Cisl e Uil ieri hanno lanciato un appello affinché il porto sia liberato. «Il forte legame tra il porto, i suoi lavoratori e la città non può essere compromesso da chi con il porto non ha nulla a che fare». Un messaggio condiviso anche da Uiltrasporti. Ma la realtà è già quella temuta dai sindacati. I pochi portuali rimasti al varco quattro sono già ostaggi dei no-vax, di persone che per arrivare a Trieste hanno dovuto usare il navigatore. E che il porto l'hanno visto per la prima volta venerdì.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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