Il governo ora accelera: crociere via da S.Marco ma solo alla fine del 2021

Venerdì 18 Giugno 2021
IL PIANO
MESTRE Dal 2022, se si concretizzerà l'accordo che si sta limando in questi giorni tra Roma e Venezia, le grandi navi da crociera spariranno per sempre dal bacino di San Marco e non oscureranno più la Piazza, la Basilica e Riva degli Schiavoni. I tavoli tecnici che si stanno tenendo senza sosta devono arrivare a quello, e allora il premier Mario Draghi potrà annunciare al mondo che, dopo 15 anni di Governi immobili, ha risolto il problema: è stato proprio lui a volere questo scatto in avanti per non dover più sopportare l'immagine di un'Italia che non sa decidere nemmeno sul destino delle crociere nella città più famosa del mondo, specie dopo l'ultima manifestazione dei comitati No Navi in occasione della partenza della prima nave post pandemia lo scorso 5 giugno. Quale migliore occasione per Draghi sarebbe approfittare della riunione dei ministri dei 20 Paesi più industrializzati per il G20 che si terrà proprio a Venezia dall'8 all'11 luglio? Perciò il tempo stringe e già per la settimana prossima il Consiglio dei ministri potrebbe prendere la decisione. Anche perché altrimenti, se l'accordo dovesse saltare, Draghi potrebbe procedere da solo e chiudere definitivamente San Marco alle navi già dal prossimo 5 luglio senza alcuna mediazione che in questi giorni invece si sta cercando per salvare il settore, migliaia di lavoratori, l'indotto e la Vtp, la società che gestisce il porto crociere della Marittima a Venezia, lavorando tra le forze che a Roma rappresentano gli ambientalisti, quelle che difendono il porto e quelle che da anni spingono per affossarlo a vantaggio di Trieste e altri scali.
I SOLDI
Nell'operazione il Governo è pronto a mettere 142 milioni di euro già disponibili, fondi strutturali del Mit, il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili: 2 milioni di euro per attrezzare temporaneamente due terminal per i container del porto commerciale di Marghera, il Vecon e il Tiv; 13 milioni per una prima nave alla banchina sulla sponda nord del canale industriale Nord di Porto Marghera; 62 milioni di euro per realizzare il vero e proprio terminal temporaneo nel canale Nord; 65 milioni di euro se le verifiche dimostreranno che si potrà fare la manutenzione ordinaria del canale Vittorio Emanuele III portandolo dai 5-7 metri di profondità attuali agli 11 originari previsti dal Piano regolatore portuale. Totale, dunque, 142 milioni, ai quali, però, vanno aggiunti anche i soldi che il Governo stanzierà per garantire la Cassa integrazione ai lavoratori del Porto sino a fine 2022, perché il premier, anche su richiesta del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e del ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ha posto l'imperativo che nessuno perda l'occupazione; e occorrerà aggiungere, infine, i soldi dei risarcimenti per la Vtp.
I TEMPI
I tempi? Non a caso l'operazione si dovrebbe concretizzare ora, perché, con il G20 a cavallo delle prime due settimane di luglio e il Redentore nella terza, dal 5 luglio ci sarà una moratoria di tre settimane durante le quali non ci saranno crociere. Dopodiché le previsioni della stagione 2021 sono molto esigue, in tutto saranno 20 o 24 le navi che partiranno tra luglio, agosto e settembre, quindi il possibile accordo dovrebbe permettere di far ancora transitare in bacino di San Marco queste unità, anche perché, per i protocolli Covid che impongono un tampone in partenza e uno all'arrivo, sarebbe impossibile attrezzare i terminal container di Marghera. I primi 2 milioni, dunque, serviranno ad attrezzare per la stagione 2022 i terminal Vecon e Tiv di Marghera, in modo che il traffico dei container non si mescoli con quello dei passeggeri; nel frattempo, sempre per il 2022, dovrebbero essere spesi gli altri 13 milioni per il primo ormeggio nel canale Nord, e così spariranno da San Marco le grandi navi. Nel 2023, invece, sarà pronto il vero e proprio nuovo terminal temporaneo di Marghera. Temporaneo perché opererà in attesa della soluzione definitiva di un nuovo porto in mare aperto, il cui progetto uscirà dal concorso di idee fortemente voluto dal ministro della Cultura Enrico Franceschini, il cui bando verrà varato il prossimo 29 giugno. Per garantire il rispetto dei tempi il Governo nominerà un commissario con poteri straordinari, che potrebbe essere il neo presidente del Porto, Fulvio Lino Di Blasio, su cui Regione e Comune avrebbero già dato l'assenso.
GLI OSTACOLI
Cosa potrebbe andare male? Molte cose. Anche le compagnie potrebbero chiedere indennizzi. La Regione, preoccupata per gli impatti occupazionali, potrebbe anche pretendere di più per i danni alla società Vtp di cui ha il controllo attraverso Apvs Srl (assieme a 3 compagnie di crociera e a un terminalista turco), e per sistemare le cose l'ipotesi potrebbe essere quella di allungare la concessione alla Marittima, che scade nel 2025, di altri 5 anni, e di dare a Vtp gli introiti della gestione dei terminal di Marghera. Le correnti ambientaliste potrebbero non sentir ragioni e volere la chiusura di San Marco alle navi da crociera già dal 5 luglio, com'è scritto nella prima bozza del decreto. Ma soprattutto, gli ambientalisti potrebbero insorgere contro lo scavo del canale Vittorio Emanuele III che con questo accordo, se le valutazioni ambientali saranno positive, tornerebbe in auge e consentirebbe di far entrare tutte le navi da crociera da Malamocco e di far alla Marittima anche le più piccole alla Marittima (quelle sotto le 40 mila tonnellate di stazza, in base al decreto Clini-Passera del 2012) attraverso i canali dei Petroli e Vittorio Emanuele, evitando completamente e definitivamente San Marco.
Elisio Trevisan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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