IL CASO
CAMPOSAMPIERO (PADOVA) Sostituisce i frati in quarantena, e si ammala

Giovedì 2 Aprile 2020
IL CASO
CAMPOSAMPIERO (PADOVA) Sostituisce i frati in quarantena, e si ammala anche lui. Ma non si abbatte don Bruno Bevilacqua, 74 anni, intrepido parroco di San Marco di Camposampiero, nel Padovano. Per nulla intimorito dal Coronavirus, è stato vicino a malati, ha impartito loro l'estrema unzione, consolato familiari affranti, partecipato a ben sei funerali nel giro di qualche giorno. Certo, precisa lui, è stato rigorosamente protetto da mascherine e guanti, ma non è sfuggito al temibile contagio. Con l'inevitabile verdetto: clausura in parrocchia. La conferma è arrivata ieri mattina in canonica, quando il suo medico lo ha chiamato al telefono. L'esito del tampone eseguito lunedì della scorsa settimana ha accertato la presenza del virus, anche se in forma lievemente sintomatica. Don Bruno non ha la febbre e sta sostanzialmente bene, anche se da più di una settimana si è fisicamente indebolito. Dovrà necessariamente rimanere in isolamento in canonica 15 giorni con l'obbligo di non incontrare nessuno. Ancor prima di aver parlato con i suoi più stretti collaboratori del consiglio pastorale, don Bevilacqua ha telefonato al vescovo di Padova Claudio Cipolla per informarlo della situazione. Sì, è Coronavirus.
LA PREOCCUPAZIONE
Dopo un proprio momento di scoramento, ieri si sentiva sollevato: «Non ho sensi di colpa per aver contratto il virus - ammetteva serenamente - mi sono ammalato mentre svolgevo il servizio religioso all'ospedale civile, quando ho sostituito i frati di Camposampiero in quarantena. Ho dato il sacramento della santa unzione a due persone, una delle quali il giorno dopo è risultata contagiata al Covid-19. Immediatamente sono stato avvisato e il medico di base mi ha indirizzato ad effettuare il tampone. All'ospedale Pietro Cosma inoltre ho partecipato a sei funerali all'obitorio alla presenza dei famigliari più stretti dei defunti. Ovunque, anche quelle poche volte che sono andato a chiudere la chiesetta all'interno del nosocomio cittadino, avevo la mascherina. Gli olii santi li ho somministrati indossando le protezioni anti Covid 19».
Dall'inizio della scorsa settimana don Bruno è chiuso in canonica. Costretto a rinunciare a celebrare tutti i giorni la messa delle 8 e il rosario delle 18 in diretta streaming. Si dispiace di avere interrotto bruscamente l'appuntamento con i fedeli: in alcune occasioni, i momenti di preghiera erano seguiti da quasi duecento persone. Eppure, l'idea di installare qualche anno fa delle telecamere e un impianto ad hoc per poter registrare le funzioni religiose in chiesa aveva suscitato parecchie critiche da parte dei parrocchiani. Altri tempi. Oggi la decisione di trasmettere messa e rosari è stata più che apprezzata: «Anche parroci vicini a noi, come quello a San Giorgio delle Pertiche, si è dotato di questo impianto per le dirette streaming - ha affermato orgoglioso don Bruno -. Ora vivo in canonica e non sono collegato. Mi dispiace. Per fortuna sono rinfrancato dalla solidarietà e dalle attenzioni dei miei parrocchiani».
L'ISOLAMENTO
Da quando don Bruno vive in isolamento, tutti i giorni, una decina di famiglie si alterna per aiutarlo concretamente portando in canonica medicine, vitamine, latte e miele. Don Bruno è particolarmente commosso dalla vicinanza e dall'affetto di tanti giovanissimi parrocchiani, chierichetti e ragazzini dell'Azione cattolica. «Mi emoziono a leggere i loro commenti o a guardare le loro foto - ha confessato - tutti i giorni diverse persone mi fanno sentire la loro amicizia. Un ragazzino delle medie mi ha scritto Caro don Bruno, è difficile stare lontano da te. Ci manca l'allegria che ci doni quando celebri la messa, la tua presenza ci aiuta ad approfondire la fede in Gesù. Ci manchi tanto. Guarisci presto.
Luca Marin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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