Emergenza liquidità, per salvare le Pmi un patto banche-Ue

Sabato 7 Marzo 2020
IL FOCUS
ROMA Le perdite nei bilanci e nel Pil si conteranno presto. Ma l'emergenza vera, già oggi e domani, per le imprese italiane è la liquidità in cassa, quella che serve a pagare gli stipendi e le spese operative (oltre che i contributi e le tasse) anche quando la produzione è ferma o il fatturato non corre perché la domanda è congelata dal Covid-19. Prosciugare la liquidità significa non avere più un profilo di credito tale da poter avere finanziamenti dalle banche, oltre che non avere più l'ossigeno che ti separa dal default. Bastano poche settimane per uscire dal mercato. Lo sanno bene le migliaia di aziende colpite direttamente e indirettamente dal coronavirus. Ecco perché non c'è tempo da perdere. E perchè solo un patto anti-choc tra imprese, governo, banche e banche centrali può salvare le Pmi più esposte, come le imprese delle zone rosse, ma anche turismo, moda e interi settori che si reggono con l'export in tutta Italia. Poteva andare diversamente se nei modelli organizzativi delle imprese italiane ci fosse la stessa dose di cultura del rischio ben radicata invece nelle imprese europee. «In Italia meno del 10% delle imprese, contro il 90% di quelle Ue, si dota di polizza assicurative sulla business continuity», spiega Luciano Tarantino, ad di ARisk, società specializzata nella valutazione del rischio. «Si tratta di eliminare in questo modo i cigni neri», aggiunge Tarantino, pandemie o cyber attacchi, per esempio, garantendosi la liquidità necessaria in caso di crisi che ormai non si possono più sottovalutare.
IL CREDITO
Dunque, lo snodo cruciale è rappresentato oggi ancora una volta dalle banche, le stesse tormentate negli ultimi anni dai paletti Ue sullo smaltimento dei famosi Npl. Perché se il flusso di cassa in entrata è fermo, la liquidità necessaria a stare in piedi, una volta finite le riserve in cassa, non può che arrivare dalle banche. È dunque fondamentale attivare nuove linee di credito per finanziare il capitale circolante, avverte Confcommercio. Un intervento «da attuare tramite il Fondo Centrale di Garanzia e le Agenzie regionali, così da portare al 100% la garanzia sui finanziamenti del sistema bancario».
Ebbene le banche sono pronte, lo hanno già detto. Ma anche loro devono rispettare paletti precisi per stare in piedi. Così l'Abi ha già chiesto al governo misure «urgenti» per «favorire i rapporti con le imprese», oltre alla sospensione dei mutui nei territori in emergenza. È già impegnata ad «ampliare le moratorie possibili con le vigenti norme europee». Ed è in attesa del decreto del governo che dovrebbe includere la moratoria dei crediti alle imprese da parte delle banche. Ma il mondo del credito chiede la sospensione «almeno delle più rigide normative vigenti». A partire dalle regole sui crediti deteriorati. E chiede anche «di aumentare le risorse e le possibilità di interventi del Fondo di Garanzia per Pmi e velocizzare al massimo i pagamenti della Pa». Di qui si arriva a Bruxelles e alla Banca centrale europea. La stessa Ocse ha chiesto a gran voce un intervento sulla liquidità da parte di Christine Lagarde. Non solo per far funzionare bene i mercati finanziari. Ma per ridurre i fallimenti di Pmi le banche devono avere abbastanza liquidità da dare alle imprese. E devono poterlo fare senza essere bastonate dall'Ue. Francoforte intanto, sta studiano una nuova tranche di finanziamenti Tltro dedicati alle imprese. Ma i tempi faranno la differenza tra la vita e la morte di migliaia di aziende.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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