Delta corre più del previsto a Nordest «È diffusa al 97%, usate le mascherine»

Sabato 31 Luglio 2021
LE ANALISI
VENEZIA Con un mese di anticipo rispetto alle previsioni, anche a Nordest la variante Delta è ormai diventata quella predominante. «A volte anche a noi scienziati capita di sbagliare», riconosce con signorile umiltà Antonia Ricci, direttore generale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, peraltro attribuendosi una responsabilità decisamente collettiva: pressoché tutti gli esperti, anche a livello del centro europeo Ecdc, avevano stimato per fine agosto una diffusione dell'indiana superiore al 90%. Invece già a luglio la prevalenza è al 94,8% in Italia, al 96,6% in Friuli Venezia Giulia e addirittura al 97,2% in Veneto.
L'INDAGINE
I dati emergono dall'indagine rapida condotta dall'Istituto superiore di Sanità e dal ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, su 1.309 campioni raccolti il 20 luglio. In particolare l'Izsve ne ha analizzati 144 in Veneto. Di questi, 140 appartengono alla variante Delta e 3 all'Alpha («L'ex inglese che tanto ci faceva paura a dicembre e che poi è stata completamente spazzata via in maniera sorprendente», annota Ricci), mentre l'ultimo riguarda la colombiana. Analogamente in Friuli Venezia Giulia sono risultati Delta 29 dei 30 tamponi sequenziati. «Rileviamo l'assoluta rapidità sottolinea il dg dello Zooprofilattico con cui questa variante ha soppiantato tutte le altre. Io stessa speravo in un andamento più lento, perché qui Delta è arrivata più tardi del Regno Unito, oltretutto in una stagione meno favorevole. Invece ci troviamo ad avere a che fare con il terzo virus della pandemia. L'originario, quello di Wuhan, ha caratterizzato la prima ondata nella primavera del 2020 e nell'estate è stato molto tranquillo. Poi in inverno è arrivata la variante inglese, che ha sostenuto in particolare la seconda fase della seconda ondata. Oggi che siamo nella terza, che qualcuno chiama quarta, vediamo un vettore contagiosissimo: nonostante l'estate e le vaccinazioni, notiamo una diffusione importante».
LE DIFFERENZE
Ricci ricorda che la vaccinazione completa riduce fino all'80% la probabilità di contagiarsi. «Questo vuol dire rimarca che 20 vaccinati su 100 si possono infettare e questo è comunque un numero importante. Chiaro però che, per i non vaccinati, la probabilità è molto più alta. Questa variante si diffonde molto più facilmente all'aperto, perciò è corretta la raccomandazione di indossare la mascherina anche all'aperto in caso di assembramenti e di usarla sempre al chiuso, tant'è vero che gli Stati Uniti hanno reintrodotto l'obbligo anche per i vaccinati». Ma allora cos'è cambiato con le somministrazioni? «La grandissima differenza rispetto ai mesi scorsi risponde il dg dell'Izsve è che abbiamo molti più vaccinati, quindi un effetto ridotto e controllato sulla malattia e sui decessi. Non ci sono cambiamenti di patogenicità e di comportamento, il virus è solo molto più trasmissibile». Lo dimostrano anche i risultati degli altri sequenziamenti effettuati negli ultimi giorni: su 188 campioni, il 94,7% riguarda Delta e il 5% Alpha. I 19 casi di virus isolati su persone vaccinate erano tutti Delta. «Si contagiano anche persone a rischio con più di 70 anni evidenzia l'esperta ma se sono vaccinate, riportano sintomi blandi, come raffreddore e febbre». Inoltre l'Istituto ha effettuato 26 controlli di focolai nelle Ulss 1 Dolomiti, 2 Marca Trevigiana e 7 Pedemontana, nonché 30 analisi di casi di contatti di positivi con varianti e altre 15 di viaggiatori (fra cui 3 tornati con la variante inglese da Malta e Gran Bretagna).
L'EQUILIBRIO
Dopo un anno e mezzo di pandemia, ci si chiede se siano ancora valide le previsioni sulla durata pari a due anni. «Questo teorema assoluto non è dimostrato dalla realtà afferma Ricci in quanto il virus dell'influenza esiste da sempre. Stiamo però arrivando a una situazione di equilibrio, cioè di convivenza, anche grazie alla vaccinazione. Ce lo dicono i numeri di ricoveri e decessi: se avessimo aspettato l'immunità naturale, avremmo avuto bisogno di molto più tempo e avremmo accumulato un numero impressionante di vittime».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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