Bergamo, carmere mortuarie tutte piene: le salme in chiesa

Venerdì 13 Marzo 2020
LA TRAGEDIA
MILANO Troppe vittime, al punto che non c'è più posto in obitorio. E così anche la chiesa di Ognissanti del cimitero di Bergamo è stata trasformata in una grande camera mortuaria: la struttura religiosa, chiusa come il cimitero monumentale, ospita infatti una quarantina di bare in attesa di cremazione. Sono state portate lì perché le camere mortuarie degli ospedali bergamaschi sono ormai piene, come lo è anche quella del cimitero di Bergamo.
CAMPANE A LUTTO
È qui, ora l'epicentro del coronavirus: il territorio della provincia ha un terzo di tutti i contagiati della Lombardia, ieri hanno raggiunto quota 2.136 con un aumento di 321 infetti in un solo giorno. E i decessi sono arrivati a 146 in un totale di 244 comuni. Il triste primato di Bergamo ha reso necessaria un'ordinanza del sindaco Giorgio Gori, che ha emesso una direttiva di «ricevimento e custodia temporanea di feretri provenienti da strutture sanitarie cittadine o provinciali». E anche il forno crematorio lavora ormai nell'arco delle ventiquatt'ore, mentre gli uffici comunali sono affollati quasi solo dagli addetti delle onoranze funebri che devono registrare i decessi. Per accogliere le bare, prima della cremazione, è stata anche aperto il Tempio di Ognissanti, la moderna chiesa del cimitero, occupata mediamente da 40 bare ogni giorno. E se in un sabato ordinario di inizio marzo i decessi ordinari registrati in città erano quattro o cinque, ora la media è terrificante e arriva a 20 morti. Accade a Bergamo e anche a Zogno, dove il parroco ha deciso di suonare una sola volta le campane a morto, perché altrimenti le giornate dei cittadini sarebbero scandite dai rintocchi. Il Covid-19 ha falcidiato dapprima gli abitanti di Nembro, Alzano Lombardo e Albino: il caso di un malato al pronto soccorso di Alzano ha fatto esplodere un'epidemia prima tra i degenti di medicina e ortopedia (tra cui un medico), poi tra i familiari e i visitatori. Da lì il virus ha preso il largo, propagandosi in due direzioni: da un lato Zogno e la Val Brembana, dall'altro Bergamo. Dove ora semina il terrore: in città i morti sono stati 18 sabato, 44 tra domenica e lunedì, 33 martedì e 51 mercoledì, 146 in tutto. Ora l'attesa per le cremazioni è di cinque giorni, ovviamente non vengono celebrati funerali. Nella provincia «sono a oggi cinquanta i medici infettati» e uno di loro è morto nei giorni scorsi: con gli altri due decessi di camici bianchi in Lombardia e Veneto, salgono a tre le vittime tra i medici. Aumentano i malati, scarseggiano i posti letto in terapia intensiva: «I pazienti che non possono essere trattati vengono lasciati morire», ha twittato allarmato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori.
REPARTI PIENI
Una corsa contro il tempo raccontata in un post su Facebook dal chirurgo Daniele Macchini, che lavora all'Humanitas Gavezzeni di Bergamo: «Ogni riorganizzazione di letti, reparti, personale, turni di lavoro e mansioni viene costantemente rivista per dare tutto e anche di più. Quei reparti che prima sembravano fantasmi ora sono saturi, pronti a cercare di dare il meglio per i malati, ma esausti. Il personale è sfinito. Ho visto la stanchezza su volti che non sapevano cosa fosse nonostante i carichi di lavoro già massacranti che avevano. Medici che spostano letti e trasferiscono pazienti, che somministrano terapie al posto degli infermieri. Infermieri con le lacrime agli occhi perché non riusciamo a salvare tutti e i parametri vitali di più malati contemporaneamente rilevano un destino già segnato. Non esistono più turni, né orari».
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci