Con il Museo del vino a Verona un Vinitaly aperto tutto l'anno

Domenica 31 Ottobre 2021 di Alda Vanzan
Il progetto del Museo del Vino a Verona

VERONA - Sulla bozza si chiama MuVin, non è escluso che in corso d’opera diventi MuWine, ma la sostanza non cambia: Verona si sta muovendo per avere un Museo Internazionale del Vino da far invidia (e concorrenza) a quello di Bordeaux.

Sarebbe il primo d’Italia perché quello del Barolo, nelle Langhe, al confronto sarà lillipuziano. I numeri messi in fila nel progetto preliminare scaligero sono impressionanti: una superficie di 19mila metri quadri, il collegamento con la Fiera, perfino una strada interrata per realizzare una grande area pedonale. Volendo trovare una sintesi, sarà un Vinitaly internazionale aperto tutto l'anno. Non è solo un'idea. In questi giorni sta per essere definito lo statuto della Fondazione e il prossimo passaggio sarà ufficializzare i nomi dei soci fondatori: in ballo Fiera, Università, Comune e Provincia, i quattro Consorzi del vino, le associazioni di categoria dalla Coldiretti alla Cia.Non è un'idea campata per aria, basti pensare che la Terza commissione del consiglio regionale del Veneto ha in programma una seduta in trasferta, a Verona, per conoscere da vicino il progetto: «Sessione di bilancio permettendo, spero di poterla convocare entro novembre, al massimo dicembre», ha detto il presidente della Commissione, il leghista Marco Andreoli. E che si faccia sul serio, lo si è capito anche alle ultime elezioni comunali, quando a Conegliano, la terra del Prosecco, il candidato sindaco del centrodestra Piero Garbellotto, con al fianco l'assessore regionale Federico Caner, in vista del ballottaggio che poi l'avrebbe visto sconfitto ha annunciato il progetto per la realizzazione di «un museo moderno multimediale del vino con annessa enoteca per le degustazioni, wine shop per acquisti ed eventuale vetrina delle eccellenze agroalimentari e manifatturiere, ispirandosi ai modelli del museo del Barolo e della cité du vin di Bordeaux». Esattamente il progetto di Verona.


L'IDEA

Ma chi ha avuto l'idea? «Io», dice Enrico Corsi, 59 anni, veronese, eletto in consiglio regionale con la Lega, già al secondo mandato quando prese il posto di Luca Coletto divenuto sottosegretario alla Salute. «Anni fa sono stato con degli amici in Scozia, a Edimburgo, dove abbiamo visitato un bellissimo museo del whisky. Al ritorno a casa mi sono chiesto perché non promuovere con la formula del museo il vino. Ho cercato in giro per l'Italia e ho scoperto che da noi c'è ben poco, il museo nel castello di Barolo ma non molto di più. Cerca e cerca, ho trovato Bordeaux, l'unico museo internazionale al mondo del vino. Sono andato a visitarlo nell'autunno del 2019: mi hanno detto che dopo quattro anni sono arrivati ad avere 500mila visitatori e un fatturato di 13 miliardi di euro. E mi sono reso conto che a Verona si può fare una cosa analoga se non addirittura migliore».
Perché Verona? «La scelta di Verona non è casuale: il Veneto è la prima Regione d'Italia e Verona la prima provincia italiana per produzione di vino. L'Università di Verona ha un corso di laurea in scienze tecnologiche viticole ed enologiche. La città di Verona ha la più importante fiera internazionale del vino, il Vinitaly». E poi ci sono i flussi turistici - circa 17 milioni di visitatori - e i collegamenti: autostrada, ferrovia, aeroporto. Tutta roba che le Colline del Prosecco non hanno o hanno in minima parte. E c'è anche una legge: l'ha presentata lo stesso Corsi sul finire della scorsa legislatura e prevede l'istituzione degli eco-musei del vino.


L'ITER

Corsi ha già fatto fare il master plan del MuVin, dice di averne parlato con il sottosegretario Gian Marco Centinaio, il sindaco Federico Sboarina, i Consorzi del vino, ovviamente con il governatore Luca Zaia. L'area è stata individuata: le ex Gallerie Mercatali, 19mila metri quadrati che la Fiera dovrebbe dare in concessione almeno ventennale alla costituenda Fondazione, uno spazio strategico tra il centro storico e Verona Sud con la previsione di collegare il MuVin ai padiglioni fieristici portando sotto terra, con una galleria, la strada di attraversamento. «L'analisi economica è stata giudicata più che soddisfacente - dice Corsi -. La stima è di ammortizzare i costi in due anni perché dal terzo, con 300mila visitatori, si avrebbero già gli utili». Un museo con i vini di tutto il mondo, ma anche percorsi esperenziali, la sala aste, un'area per l'olio e l'aceto, la biblioteca, il mercato, l'area formazione, gli spazi ovviamente per le degustazioni. Appunto, un Vinitaly aperto tutto l'anno ma molto più ricco e composito della nota manifestazione fieristica. Un'operazione - dice Corsi - da 30 milioni di euro che dovrebbe però contare anche sui finanziamenti europei e del Pnrr, passando per i ministeri dell'Agricoltura e della Cultura e coinvolgendo Regione, Provincia, Comune. «Quanti soldi abbiamo adesso? Zero - dice serafico il consigliere regionale - ma il denaro è l'ultimo dei problemi».


LE FASI

Quattro gli step previsti: costituire la Fondazione («Lo statuto è praticamente pronto»); trovare i soci fondatori, sia pubblici che privati; raggiungere l'accordo con la Fiera per la concessione delle ex Gallerie mercatali; avviare la sottoscrizione per la raccolta dei fondi e quindi le pratiche per ottenere un mutuo. «Prima delle Olimpiadi del 2026 il Museo del Vino sarà pronto». Eccessivamente ottimista? Corsi sorride: «È un progetto bellissimo che si ripaga in pochissimo tempo».

 

Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 08:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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