Zintek, l'azienda con 100 dipendenti e 200 milioni di fatturato. «E con il Covid abbiamo avuto un incremento del 21%»

Lunedì 9 Novembre 2020 di Edoardo Pittalis
Zintek, l'azienda con 100 dipendenti e 200 milioni di fatturato. «E con il Covid abbiamo avuto un incremento del 21%»
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Gianni Schiavon, amministratore unico della Zintek di Porto Marghera, azienda con 100 dipendenti e 200 milioni di fatturato. «In tempo di Covid abbiamo registrato un incremento del 21 per cento. È un prodotto ecosostenibile e sempre più impiegato in architettura: a Venezia siamo partiti dai lavori al Molino Stucky per poi restaurare i Giardini Reali di San Marco e i pontili».


L'INTERVISTA
È tra le cinque più antiche aziende di Porto Marghera. Quando sono stati festeggiati i 100 anni del polo industriale veneziano, la Zintek si è scoperta una delle pochissime fabbriche rimaste di quella generazione. È dal 1936 che lavora zinco, certo con altri nomi perché è nata Monteponi Montevecchio ed è stata Samim. Ha attraversato il fascismo, le bombe della guerra, poi il miracolo economico, l'autunno caldo e gli anni del terrorismo nel Petrolchimico. Ha superato l'intervento invasivo della grande industria di Stato e il ritorno della privatizzazione. Quello zinco che si fondeva con macchine che richiedevano molti operai, fino a 600 nel dopoguerra, è diventato nel tempo qualcosa di leggero, flessibile usato soprattutto per costruire. Oggi lo zinco, che arrivava via nave dalle miniere sarde, si compra in pani alla Borsa dei Metalli di Londra.
Quando fu inaugurato, il 2 settembre 1936, lo stabilimento per la lavorazione dello zinco elettrolitico produsse subito 12 mila tonnellate. Era una zona industriale con diecimila addetti, una classe operaia sbarcata dal nulla: contadini impoveriti dalla guerra e poi dalla Grande Crisi e reclutati nelle campagne circostanti, entro un raggio di 40 chilometri percorribili mattina e sera in bicicletta. La milanese MontevecchioMonteponi aveva miniere in Sardegna, ma l'isola non aveva l'energia elettrica necessaria per un grande stabilimento. A Porto Marghera c'era tutto: la centrale termoelettrica più grande d'Italia e l'acqua dolce della laguna per la lavorazione.
«Questa azienda è una pagina della storia metallurgica del Novecento e della storia di questo Paese. Ha conservato la tradizione, ha trasformato lo zinco da prodotto industriale a lamiera per architettura», dice Gianni Schiavon, 59 anni, di Mestre.
Shiavon, sposato con Elena, due figli, due nipoti, è amministratore unico della Zintek. Nello stabilimento, esteso su 86 mila metri quadrati, lavorano cento dipendenti. Il fatturato tocca i 200 milioni di euro. Si producono in un anno 25 mila tonnellate di zinco, è come stendere 4200 chilometri di laminato! In tempo di Covid il fatturato è cresciuto del 21%, la fabbrica rientra tra le imprese essenziali.
Schiavon ha sempre lavorato nella stessa azienda, la conosce alla perfezione, dall'Eni che ne aveva fatto un'impresa di Stato, al 1997 quando la famiglia veronese Cordioli è intervenuta privatizzando e rifiutando ogni delocalizzazione. Allora è diventata Zintek, concedendo una K finale alla globalizzazione del mercato. 
Come era Mestre nella quale è cresciuto? 
«Sono nato nella zona della Gazzera, nella città che era diventata il contenitore di tutti coloro che venivano a lavorare a Porto Marghera determinando una enorme crescita demografica e culturale. Allora sulla zona industriale gravitava una popolazione operaia di 60 mila persone. Per capire come funzionavano le cose, a Mestre sul Terraglio esiste il Villaggio intitolato all'ingegner Francesco Sartori per le famiglie dei dipendenti della Monteponi». Nel Villaggio abitavano 4000 persone, c'erano i campi da tennis e di bocce, asilo e elementari, un laboratorio di maglieria e tessitura. Quando la principessa Ira Fustenberg si sposò, parte del suo corredo era stato cucito e ricamato dalla scuola del Villaggio.
Quando è entrato in fabbrica?
«Giovanissimo, dopo gli studi in collegio all'Astori di Mogliano. Porto Marghera negli Anni 80 era segnato dalla scia della fase decadente del sindacato, manifestazioni continue anche se questa era un'azienda con buone relazioni interne. Ho lavorato con personaggi storici della metallurgia, qui si è davvero fatta la storia della classe operaia e dell'industria italiana, giustamente al centenario di Porto Marghera la Torre degli Azotati è stata trasformata in museo. Ho visto la prima colata di zincotitanio, la nuova lega messa a punto e prodotta a Porto Marghera. La mia vita professionale nasce con questo nuovo prodotto».
Oggi la Zintek fa parte di una holding veneta privata, il gruppo Cordifin della famiglia veronese Cordioli, tre fratelli. Opera su scala internazionale a livello immobiliare, alberghiero, industriale e finanziario.
Cosa è successo dopo la privatizzazione?
«Molte cose sono cambiate nel 2003 quando è stato deciso di trasformare la lamiera industriale in prodotto per l'architettura. Un mestiere completamente diverso che aveva bisogno soprattutto di un progetto culturale e di materiale di divulgazione e abbiamo creato una scuola all'interno dell'azienda. È un prodotto naturale, ecologico, riciclabile, versatile. Già nel 2005 il più grande centro Carrefour d'Europa a Limbiate, poi l'ospedale Auxologico di Milano, e sempre a Milano il centro mondiale del gioiello sono stati realizzati col nostro prodotto impiegato in una dimensione totalmente nuova. Nel 2010 è stato aperto il più grande cantiere italiano ecosostenibile, progettato da Renzo Piano nel cuore della città di Trento. Un'opera che era per noi decisamente un punto di arrivo: uno dei più grandi architetti del mondo ci ha scelto per le caratteristiche del nostro prodotto».
Come è cambiato il vostro lavoro?
«Nel 2018 Cordefin ha deciso di lanciare una serie di prodotti nuovi internazionali e abbiamo aperto due showroom ad Amsterdam e a Shanghai. La lega viene applicata in architettura per le coperture, le facciate, oggi più che nel passato non è solo un fatto estetico, ma di efficienza energetica. Va benissimo anche per il restauro conservativo e lo abbiamo dimostrato proprio a Venezia, dove tutto è partito dallo Stucky, fino ai nuovi Giardini Reali di San Marco, ai pontili del Canal Grande e del Lido. È un materiale prodotto nella città per la città, un filo logico tra passato e attualità. Gli edifici più importanti nel Rinascimento si identificavano nel piombo, noi lo sostituiamo con lo zinco con tutti i vantaggi del metallo. Ma occorre un progetto culturale e siamo impegnati nella realizzazione di un Trattato della progettazione e anche nell'apertura di una scuola per alti profili professionali che mancano in tutta Europa».
La grande Torre degli Azotati guarda dall'alto un mondo che a Porto Marghera si è ristretto. Il Petrolchimico ha smesso di crescere. Oggi sono rimasti meno di 10 mila addetti, il grosso delle attività è legata al porto e alla cantieristica, col colosso Fincantieri. Un muro alto divide la Zintek dalla Fincantieri. Qui il futuro continua nel segno della 
tradizione.
 

Ultimo aggiornamento: 21:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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