Vincenzo Quadrio, speziale: il vecchio mantello e l'antica leggenda veneziana

Martedì 2 Novembre 2021 di Alberto Toso Fei
Vincenzo Quadrio ritratto da Matteo Bergamelli

Vincenzo Quadrio (XVI secolo – nascita e morte sconosciute) speziale, personaggio leggendario

Di lui non conosciamo praticamente nulla, se non che fu uno speziale e che visse nel corso del Cinquecento. Eppure – a dispetto di questo – di Vincenzo Quadrio, che questo è il suo nome, grazie a una antica leggenda veneziana (derivante dalla tradizione orale e raccolta in testi fin dall'Ottocento, non ultimo da Giuseppe Tassini) forse sappiamo come sia riuscito a reperire i fondi per aprire la sua attività, e di come li abbia perduti e recuperati. Ma per raccontare questa storia dobbiamo cominciare da una donna, sua madre. E per narrare di questa donna e della vicenda che riguardò lei e suo figlio dobbiamo spostarci in corte del Teatro a San Luca, di fianco al Teatro Goldoni (ricostruito nel Novecento ma originario del 1622 e conosciuto nei secoli coi nomi di “San Salvador”, “San Luca”, “Apollo”) dove, alzando lo sguardo, non si fatica a riconoscere una testina di marmo raffigurante una donna in età avanzata.

Ricorderebbe appunto una particolarissima storia familiare a seguito della quale sarebbe poi stata fondata una vicina farmacia, all’insegna “della Vecchia”, conglobata nell’Ottocento con quella “del Cedro Imperiale” e tutt’ora esistente col doppio nome.

Abitava a San Paterniano una vecchia vedova, che accumulava le sue ricchezze nascondendole nella fodera di un vecchio e inutile mantello che teneva – con oculata sciatteria – buttato tra gli stracci dell’angolo più dimenticato della propria soffitta. Di settimana in settimana, pazientemente, la donna scuciva un lembo del tabarro per inserirvi una nuova moneta, un piccolo gioiello, un ninnolo di valore, utilizzando questo sistema per premunirsi da un possibile furto.

Era così accorta nell’attuare questa sua forma di assiduo risparmio che nemmeno il figlio Vincenzo era a conoscenza del segreto. Una mattina d’inverno particolarmente rigida il giovane incontrò un mendicante sotto casa: l’uomo, che veniva da fuori città, era talmente povero da non avere nemmeno di che coprirsi. Fu allora che il ragazzo, mosso a pietà, ricordò il vecchio mantello nel ripostiglio: “Guarda – disse al povero – io non ho davvero nulla da darti, ma se mi aspetti qualche momento potrò almeno donarti un vecchio mantello per riscaldarti”. E così fece, non immaginando nemmeno di chiedere il permesso alla madre, tanto sporco e lacero era il tabarro.

Fu al momento di incrementare il suo deposito, qualche giorno dopo, che l’anziana donna sbiancò in volto, e dopo aver cercato inutilmente l’indumento per tutta la casa, chiese al figlio se sapesse qualcosa. Una volta conosciuta la verità, la donna scoppiò in lacrime, spiegando al figlio a cosa le servisse il mantello, e come gli avesse celato fino a quel momento i suoi disegni per potergli fare una grande sorpresa, lasciandogli tutto quell’oro in eredità.

Vedendo la disperazione della madre (e rammaricandosi per non averle chiesto il permesso di donare il mantello), Vincenzo si mise subito alla ricerca del mendicante, senza successo. Ma non si perse d’animo: travestitosi egli stesso da mendicante, non mancava di chiedere l’elemosina, tutti i giorni, ai piedi del ponte di Rialto, luogo dove prima o poi tutti in città, abitanti e visitatori, si trovano a passare. Trascorse così qualche giorno, e infine, ecco! Il pover’uomo incontrato molti giorni addietro stava scendendo il ponte, e aveva ancora addosso il vecchio tabarro. “Buon uomo – gli disse avvicinandolo cortesemente – io sono povero, ma vedo che tu vivi in una indigenza più grave della mia! Come puoi andartene in giro così malamente riparato? La tua situazione mi commuove al punto di chiederti di cambiare il mio mantello col tuo. Io a casa, comunque, ne ho un altro sicuramente migliore di quello che indossi!”.

L’uomo – per quanto sorpreso dall’umanità del povero veneziano – non si fece pregare due volte, e ringraziando Vincenzo con mille benedizioni, prese il dono e se ne andò. Senza perdere tempo, il giovane corse a casa, e subito con la madre controllò l’interno della fodera del tabarro: il loro tesoro era ancora tutto lì. Fu presa allora la decisione di investire il denaro, e i due optarono per l’acquisto di una “speziaria”, una farmacia sulla cui insegna si poteva scorgere una vecchia intenta a filare con rocca e fuso, con un ragazzo seduto ai suoi piedi.

Oggi non è dato sapere cosa vi sia di vero e di fantasioso in questa storia; di sicuro il giovane protagonista è vissuto nella Venezia del ‘500 perché esiste un testamento dell’epoca, redatto da Ambrogio Frigerio della parrocchia di San Luca, il 16 luglio 1564, nel quale figura “Vincenzo Quadrio spicier all’insegna della Vecchia”, in qualità di testimone.

Ultimo aggiornamento: 18:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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