VENEZIA - La soglia critica della crescita zero è stata superata. E nel 2022, dopo gli anni duri della pandemia, sono state più le imprese che hanno aperto, che quelle che hanno chiuso. Lo 0,16% in più. Il bilancio è dell’ osservatorio della Confartigianato metropolitana che ha registrato un aumento del numero complessivo delle micro, piccole e medie imprese. «Tra pandemia, speculazioni, difficoltà di reperire mano d’opera e caro energia il nostro tessuto economico artigiano ha mostrato vitalità e superato quasi indenne nei numeri questa grande crisi d’inizio secolo - commenta Siro Martin, presidente della Confartigianato metropolitana - Ora bisogna investire in formazione e supportare l’accesso al credito».
UNA LEGGERA CRESCITA
Una fotografia economico-anagrafica al tessuto artigianale della provincia nell’anno appena concluso, quella scattata dall’ osservatorio dell’associazione.
COMUNI A CONFRONTO
Tra i Comuni che hanno registrato una variazione percentuale positiva nel numero delle imprese attive nell’anno 2022 rispetto al 2021, l’associazione segnala Teglio Veneto (+6,38%), Spinea (+5,93%), Concordia Sagittaria (+5,13%), Noale (+3,95%), Quarto D’Altino (+3,39) e Cona (+3,33%). In senso inverso, registrano invece una variazione percentuale negativa Vigonovo (-4,63%), Ceggia (-3,88%), Pramaggiore (-3,85%), Fossò (-3,67%) e Chioggia (-2,94%). La percentuale delle imprese artigiane sul totale delle imprese attive sul nostro territorio (66.985) è pari al 27,56%, in pratica una azienda su 3 è artigiana. Per quanto riguarda invece la natura giuridica, i dati raccolti parlano chiaro, le imprese “individuali” rappresentano il 72,17% del totale, valore in leggera crescita rispetto al 2021 (dove erano il 72%). In calo invece le società di persone (al 18,22% rispetto al 18,70% del 2021) mentre per quelle di capitali c’è stata ancora crescita (al 9,30% rispetto al 8,99% del 2021). «Il segnale di resilienza è significativo - conclude Martin - ma non basta, va supportato. Soprattutto sul fronte del credito e della formazione scolastica in chiave futura. Dalle scuol, escono ragazzi che rappresentano un bacino importante di manodopera specializzata, ma anche quelle risorse umane che poi garantiranno il ricambio generazionale, altro problema ad orologeria per il settore artigiano e non solo».