Toninelli alla Camera: «Grandi navi o al Lido o a Chioggia»

Giovedì 8 Agosto 2019 di Nicola Munaro
Danilo Toninelli
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VENEZIA - L'approdo a Marghera attraverso il canale Nord? Non è mai esistito, altro che «progetto dimenticato in un cassetto del ministero di Porta Pia». E poi ha tempi di realizzazione che possono prolungarsi fino al 2035. La soluzione per risolvere una volta per tutte il trasloco delle grandi navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca? Chioggia Val da Rio o Lido San Nicolò. Entro quando non si sa, sicuramente non prima di aver passato il vaglio di una consultazione pubblica imposta dal codice degli appalti. Per il Comitatone, invece, ci sarà tempo dopo, quando arriveranno i risultati sulle due «opzioni definitive». Perché l'organo istituito dalla Legge Speciale per Venezia, invocato da più o meno tutta la società civile della laguna, altro non è che «un organismo meramente consuntivo con funzioni di indirizzo e controllo, ma privo di poteri cogenti o vincolanti». 
 
L'AUDIZIONE
Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo gialloverde, tira dritto davanti alla Commissione Trasporti della Camera. Ha scelto la strada e quella sarà. A Marghera le grandi navi non ci andranno, con buona pace del sindaco Brugnaro («non risponde, non si presenta quando lo convoco e offende sulla stampa», così Toninelli) e del Comitatone stesso. Decideranno i cittadini, le associazioni e le istituzioni, dopo un «dibattito pubblico - ha chiarito ancora il ministro Toninelli, incaricando il Porto - fatto di incontri di informazione, approfondimento, discussione, raccogliendo proposte e posizioni da parte di cittadini, associazioni e istituzioni».

LE SOLUZIONI
Davanti ai deputati della Camera, Toninelli ha snocciolato i motivi della sua decisione. «Se siamo qui a dire che da settembre un congruo numero di navi verrà dirottato sulle banchine del Terminal Ro/Ro di Fusina e sulla banchina Lombardia di Tiv - ha chiarito - è perché ci siamo occupati del problema di Venezia ben prima dei due incidenti del 2 giugno (la Msc Opera che si schianta sulla banchina di San Basilio, ndr) e del 7 luglio (la Costa Deliziosa in balia di una bufera in bacino di San Marco, ndr). Nessuno l'aveva fatto per quindici anni, lo dico senza polemiche». Due i livelli di intervento nell'agenda del Mit. Il primo, immediato, per spostare gran parte delle navi dal cuore di Venezia entro settembre, rincarando la dose l'anno prossimo. Secondo le stime di Toninelli infatti, facendo leva sugli «ormeggi diffusi» tra Fusina e Porto Marghera, entro il 2020 circa un terzo delle grandi navi da crociera verrà tolto dal centro città, facendo entrare di fatto in vigore il decreto Clini-Passera che permette alle crociere sotto le 40 mila tonnellate di arrivare alla Marittima attraverso il canale della Giudecca. Più lungo il percorso che porta ad una soluzione «definitiva» con cui bandire l'attraversamento di Venezia alle navi con stazza lorda superiore alle 40 mila tonnellate. Di tredici idee, ne sono rimaste due: Chioggia e Lido. Ed è su questi che il ministro si è concentrato elencandone i punti di forza. Per Chioggia «la darsena dovrà essere scavata, ma il disegno esiste, c'è una maggiore protezione dagli eventi atmosferici della nave in banchina, si possono usare tre modalità di trasferimento a Venezia (acqua, gomma e ferrovia), il canale di accesso al porto breve è velocemente percorribile e non impatta con strutture complesse (come sarebbe a Malamocco-Marghera e canale Vittorio Emanuele III) e ci sarebbe un forte impatto turistico ed economico con possibilità di migliorare i collegamenti con Venezia», leggasi investimenti sulla Romea e sulla ferrovia Chioggia-Venezia. Questo nonostante «il deposito Gpl di Chioggia sia incompatibile». E in questo caso sarebbe spostato.
Diversi anche i punti a favore dell'opzione Lido San Nicolò. Per Toninelli «non c'è nessuna interazione con la laguna e con strutture industriali e vige una totale indipendenza dal Mose». Granitico il «no» al progetto del canale Nord di Marghera dove esiste il «rischio Seveso» e dove uno studio ha dimostrato come il bacino di evoluzione delle navi non sarebbe sufficientemente ampio. Insomma un qualsiasi «palazzo galleggiante», come lo chiama Toninelli, andrebbe a cozzare «contro ogni singola punta della banchina» e con lì una raffineria e un deposito di benzina «il ministro non si assumerà mai la responsabilità di una soluzione simile»

IL PROTOCOLLO FANGHI
Fondamentale per la scelta dell'approdo definitivo, sarà anche il Protocollo fanghi con cui analizzare la bontà dei canali scavati e del reimpiego dei fanghi estratti: «Entro fine mese io e il ministro dell'Ambiente firmeremo il Protocollo». Il tutto per tutelare quella Venezia da cui, ha assicurato Toninelli, «nessuna compagnia di crociera se ne vuole andare, ma per restare dovrà contribuire alla salvaguardia di una città da anni in balia della sorte».
Nicola Munaro
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