Testimonianza dall'Ucraina in fiamme: «Tutto chiuso, a parte gli alimentari. C'è paura, non panico»

Venerdì 25 Febbraio 2022 di Filomena Spolaor
Un'immagine dell'invasione dal profilo di Dobromir Vasilevich

MESTRE -  «Non ho visto guerre fino ad ora, ma oggi si sente la paura e solo la consapevolezza vince”. Sono parole di Tamara Pozdnyakova, ucraina che vive in Italia da 21 anni, presidente dell’associazione “Ucraina Più”, pronunciate ieri al telefono mentre si trova da tre settimane per motivi familiari a Poltava, città nell’Ucraina centrale, a 150 km da Kharkiv. Doveva rientrare in Italia il 28 febbraio, ma i voli sono cancellati, gli spazi chiusi, tutto è fermo. Si trova a casa con il padre novantenne, la figlia, il genero e la madre del genero. “Fino all’altro ieri era tutto tranquillo – racconta - oggi (ieri, ndr) è il primo giorno, che in città non si lavora. Gli uffici, i mercati e supermercati, i negozi sono chiusi. Funzionano solo il distributore di benzina, le farmacie e i negozi di alimentari. Qui ci sono code, ma non c’è panico”. 

PER ORA NON BOMBARDANO
Poltava non ha subito bombardamenti, al contrario di Kharkiv. “Abbiamo fatto qualche scorta al supermercato – spiega la donna, 60 anni – e abbiamo visto fermarsi lungo le strade dei camion che andavano verso Kharkiv.

Da oggi chi ha l’obbligo del servizio militare deve recarsi in commissariato per rendersi disponibile alla guerra”. La crisi russo-ucraina è uno scontro diplomatico-militare iniziato nel febbraio del 2014: una situazione di guerra non dichiarata, otto anni di “fratellanza europea – come afferma Tamara Pozdnyakova – di tutti i popoli, ma in cui esistono problemi storici di soldi, politica, e le persone si sentono degli oggetti di scambio. Putin non ha paura delle sanzioni. Se voleva bombardare Kiev lo poteva fare, ma cerca di conquistare la popolazione civile con l’ansia, il panico”. Tamara Pozdnyakova ha abitato a Mestre per tredici anni, e come presidente dell’associazione “Ucraina Più”, che dal 2013 aveva sede a Casa Bainsizza, ha collaborato con il Gruppo di Lavoro di via Piave.

“Abbiamo creato diversi progetti - spiega - sul quartiere Piave e sulla promozione della cultura della convivenza tra diverse nazionalità. L’associazione raccoglieva vestiti, cibo, oltre a organizzare mostre, incontri, concerti e la scuola di lingua ucraina. Ogni tanto organizzavamo qualche manifestazione per raccogliere soldi e inviarli per interventi chirurgici ai bambini o carrozzine per gli invalidi”. Tamara Pozdnyakova ha sempre cercato di fare incontrare tra loro le donne ucraine per non farle sentire solo “assistenti domiciliari e abbandonate”, ma dare loro la possibilità di uscire, dialogare. Dapprima badante poi lavoratrice in un’impresa di pulizie, la donna si è poi trasferita a San Donà, aprendo una sede staccata dell’associazione e a Treviso una scuola, dove si svolgono corsi di lingua per bambini ucraini. 

Ultimo aggiornamento: 07:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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