MESTRE - «Non ho visto guerre fino ad ora, ma oggi si sente la paura e solo la consapevolezza vince”. Sono parole di Tamara Pozdnyakova, ucraina che vive in Italia da 21 anni, presidente dell’associazione “Ucraina Più”, pronunciate ieri al telefono mentre si trova da tre settimane per motivi familiari a Poltava, città nell’Ucraina centrale, a 150 km da Kharkiv. Doveva rientrare in Italia il 28 febbraio, ma i voli sono cancellati, gli spazi chiusi, tutto è fermo. Si trova a casa con il padre novantenne, la figlia, il genero e la madre del genero. “Fino all’altro ieri era tutto tranquillo – racconta - oggi (ieri, ndr) è il primo giorno, che in città non si lavora. Gli uffici, i mercati e supermercati, i negozi sono chiusi. Funzionano solo il distributore di benzina, le farmacie e i negozi di alimentari. Qui ci sono code, ma non c’è panico”.
PER ORA NON BOMBARDANO
Poltava non ha subito bombardamenti, al contrario di Kharkiv. “Abbiamo fatto qualche scorta al supermercato – spiega la donna, 60 anni – e abbiamo visto fermarsi lungo le strade dei camion che andavano verso Kharkiv.
“Abbiamo creato diversi progetti - spiega - sul quartiere Piave e sulla promozione della cultura della convivenza tra diverse nazionalità. L’associazione raccoglieva vestiti, cibo, oltre a organizzare mostre, incontri, concerti e la scuola di lingua ucraina. Ogni tanto organizzavamo qualche manifestazione per raccogliere soldi e inviarli per interventi chirurgici ai bambini o carrozzine per gli invalidi”. Tamara Pozdnyakova ha sempre cercato di fare incontrare tra loro le donne ucraine per non farle sentire solo “assistenti domiciliari e abbandonate”, ma dare loro la possibilità di uscire, dialogare. Dapprima badante poi lavoratrice in un’impresa di pulizie, la donna si è poi trasferita a San Donà, aprendo una sede staccata dell’associazione e a Treviso una scuola, dove si svolgono corsi di lingua per bambini ucraini.